mercoledì 3 giugno 2009

Licenziato per un questionario sulla religione



È accaduto in un Liceo di Cesena. Un docente di matematica è stato sospeso dall'insegnamento perché ha distribuito un questionario agli studenti in cui si chiedeva se avessero preferito svolgere attività didattiche alternative all'ora di religione. Risultato : l'88 per cento ha risposto che sarebbe favorevole a sostituire l'insegnamento della religione in presenza di una alternativa offerta dalla scuola. La motivazione del provvedimento sarebbe che la questione sollevata dall'insegnante non rientrava nelle sue prerogative. Risposta decisamente squallida visto che l'insegnante non ha fatto che porre un semplice quesito e visto che di solito gli studenti sono gli ultimi ad essere interpellati quando si tratta di decisioni didattiche.

È evidente che questo professore ha sollevato una questione scomoda: scomoda per la Chiesa che può scegliere gli insegnanti di religione della scuola di Stato (senza che nessuno in questo caso si ponga il problema della “competenza” della Chiesa circa l'istruzione pubblica). Scomoda evidentemente per gli insegnanti di religione che spesso sono sacerdoti che vanno a fare le loro prediche nelle scuole pubbliche, violando il principio della laicità dello stato. Scomoda per il Ministero e le politiche sull'istruzione nel nostro paese, che permettono ipocritamente agli studenti di “non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica” salvo poi non istituire alcuna attività didattica sostituiva. Ma scomoda soprattutto per le gerarchie ecclesiastiche che usano la scuola come strumento di proselitismo e di privilegio rispetto alle altre religioni, di cui non si prevede alcun insegnamento.

Tutte le volte che qualcuno pone la questione della laicità nella scuola pubblica viene spacciato per pericoloso terrorista. Basta ricordarsi il caso del crocifisso appeso nelle aule scolastiche per esprimere un'appartenenza religiosa che non è quella della totalità degli studenti e del personale scolastico, quando una madre tentò di sollevare il problema.

Non solo il Vaticano incassa il finanziamento alle proprie scuole private da parte dello Stato (unica voce che la riforma Gelmini non ha tagliato) ma pretende di imporre, e la impone, la propria dottrina anche nelle scuole pubbliche che in teoria dovrebbero essere di tutti i cittadini e quindi equidistanti dalle varie religioni come dai credi non religiosi.

È una questione drammaticamente assente dal dibattito politico, anche in tempi di campagna elettorale, quella della laicità delle istituzioni e del pluralismo dell'istruzione, mentre i politici italiani dei maggiori partiti sembrano fare a gara per assicurarsi l'appoggio del Vaticano. Eppure quegli stessi politici dopo le recenti elezioni europee siederanno nei seggi dell'europarlamento, spesso nello stesso gruppo, assieme a colleghi come quelli francesi che non pensano minimamente di rimettere in discussione, né a destra né a sinistra, né tra laici né tra cattolici, una legge come quella che nel loro paese vieta l'esposizione di simboli religiosi nei luoghi delle istituzioni pubbliche.

In Italia c'è il Vaticano, certo. Ma c'è anche la debolezza di una classe dirigente totalmente distaccata dalle bisogni reali della società e irrimediabilmente succube dei poteri sia delle lobby industriali e finanziarie sia dei vertici ecclesiastici. Che molto spesso sono la stessa cosa.

1 commento:

  1. Concordo pienamente con la tua analisi e trovo davvero penoso, vergognoso e imbarazzante un sistema politico che si rende complice di questo malcostume, ma anche un popolo muto, apatico e rassegnato, che nulla fa per cambiare la situazione.

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