giovedì 25 giugno 2009

La censura informatica del governo

Giampiero D'Alia
Tra l'indifferenza generale di tv e stampa si profila sempre più il tentativo di imbavagliare l'informazione, questa volta non solo di televisione e giornali, ma anche della Rete. Con un emendamento al pacchetto sicurezza – che già ledeva di per sé diritti fondamentali come quello alle cure per gli immigrati irregolari – del senatore D'Alia dell'UDC (cioè di un partito che in teoria dovrebbe fare opposizione al governo) approvato al Senato, si prevede la possibilità da parte di un provider di oscurare un blog se questo è dedito ad “attività di apologia o di istigazione a delinquere” cioè all'invito a disobbedire a una legge. Quella che in altri tempi (migliori) si chiamava “disobbedienza civile”. Se io voglio oppormi a una legge ingiusta ho il diritto di farlo anche non rispettandola.
Secondo la norma il Ministro dell'Interno può imporre ai provider l'interruzione del blog.
La violazione prevede una sanzione amministrativa da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali. Pene, quindi, severissime.
Questo provvedimento va a colpire proprio l'unico media non sottoposto al controllo del governo.
Un fatto veramente sospetto, se si pensa che questa mannaia sull'informazione in internet avviene proprio in seguito allo scandalo che vede coinvolto il Presidente del Consiglio e che aveva trovato nella Rete un'ampia cassa di risonanza, anzi, forse l'unica possibile. E, in particolare, arriva contemporaneamente alle norme che costringono il personale medico e sanitario a denunciare gli immigrati irregolari che ricorrono alle cure ospedaliere, contenute nello stesso pacchetto sicurezza, e che molti medici e infermieri hanno dichiarato di non voler rispettare. La protesta ha avuto diffusione su numerosi blog e siti internet. Una protesta evidentemente pericolosa per un governo razzista e autoriatario, che ha deciso di ricorrere in questo modo ai ripari.
Si tratta di qualcosa da non sottovalutare, dato che la mannaia governativa si abbatterebbe proprio sull'unico mezzo di informazione non sottoposto a censura.
Tuttavia le potenzialità di internet sono diverse, e per certi versi superiori, a quelle dei media tradizionali. Un conto è tenere sotto controllo una decina di giornali o sei reti televisive. Altro discorso è invece avere a che fare con centinaia di migliaia di blog.
Per aprire un giornale o fondare una televisione sono necessarie ingenti risorse. Per aprire un blog serve soltanto la volontà di farlo ed è possibile in modo del tutto gratuito diffonderne in contenuti presso un pubblico potenzialmente illimitato.
Contro la nuova versione del Minculpop per i bloggers italiani che si occupano di controinformazione è necessario restare uniti a difendere la libertà di espressione senza lasciarsi intimidire dalla campagna repressiva di personaggi magari avvezzi all'esercizio del potere e all'applicazione di metodi coercitivi, ma che non hanno certo dimostrato di essere dei grandi conoscitori del mezzo informatico.
La resistenza della Rete può essere molto più efficace di quello che si possa pensare.

2 commenti:

  1. Come al solito, norme antidemocratiche nascoste in altri provvedimenti, che apparentemente non c'entrano niente.
    Così quelle norme diventano operative nel silenzio generale, di cittadini ignari e di certa politica e di certo gionalismo colpevoli.

    RispondiElimina