Il Ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini continua nel suo disegno di destrutturazione della scuola pubblica.
Tutto è cominciato con una riforma sciagurata che taglia i posti di lavoro diminuendo il numero dei docenti, riduce drasticamente i finanziamenti all'istruzione pubblica e permette la privatizzazione delle università.
Qualche giorno fa il Ministro ha dichiarato: “voglio che tutti abbiano il diritto di scegliere se andare alla scuola pubblica o alla scuola paritaria. Quindi, siccome le scuole paritarie costano, sto pensando a una riforma che dia la possibilità di accedere a un bonus a chi vuole frequentarle” (asca). L'intento quindi è quello di trasferire risorse dalle strutture dello Stato a quello private, andando così verso una sostanziale privatizzazione dell'istruzione.
Tutto questo viene coniugato con una buona dose di autoritarismo gentiliano. Innanzitutto c'è stata la riduzione dei maestri elementari e la reintroduzione del maestro unico, un provvedimento biasimato da qualsiasi pedagogista e che va a colpire proprio il fiore all'occhiello della scuola italiana, cioè l'istruzione elementare. Un provvedimento frutto di un'ideologia paternalistica, che considera l'educazione tutta incentrato sulla figura autoritaria del maestro unico.
A questo bisogna aggiungere le decisioni sul voto in condotta, che se insufficiente può portare alla bocciatura dello studente. Ciò viene giustificato con il contrasto al “bullismo”. Ma più che ai bulli andrà a colpire quei ragazzi esuberanti che si trovano in ogni classe. Anche lo studente più brillante potrebbe essere bocciato per qualche irrequietezza di troppo. Un chiaro segnale da parte del governo, che vuole tutti sull'attenti, a cominciare dai ragazzi nelle scuole.
Già col Decreto Gelmini che tagliava consistentemente le risorse alla scuola pubblica, in maniera forse senza precedenti nella scuola repubblicana, veniva risparmiata da questi tagli l'istruzione privata. Il governo ha fatto finta di intervenire anche su quella, ma dopo il diktat dei vescovi ha fatto subito marcia indietro. Un comportamento che ha mostrato subito la fedeltà e la subalternità che questo governo ha nei confronti del Vaticano, e la totale mancanza di rispetto per il volere popolare. Non è bastata, infatti, una protesta studentesca, come non si era mai vista dal '68, a far retrocedere il Ministro. È bastato invece un colpo di tosse dell corpo ecclesiastico perché abbandonasse l'idea di intaccare anche solo impercettibilmente i privilegi della Curia.
Poi, negli ultimi giorni, la stangata finale, l'annuncio dell'incremento ulteriore dei finanziamenti alla scuola privata. In un modo indiretto, cioè incentivando chi decide di frequentarla, ma molto efficace, perché ciò farà aumentare le iscrizioni e quindi anche le rette. Quindi i profitti per l'apparato capitalistico del Vaticano.
La Gelmini utilizza le pessime condizioni della scuola pubblica per giustificare il finanziamento a quella privata (che comunque nonostante tutto non offre un'istruzione migliore). Ma a queste pessime condizioni ha provveduto il suo stesso governo, assieme a tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni e che hanno sostenuto tagli consistenti all'istruzione statale.
La Costituzione stabilisce il diritto di tutti, indistintamente, all'istruzione. Invece, quella che si vuole creare oggi è una scuola di classe, per soli ricchi, lasciando le briciole ai ceti più poveri.
La Gelmini dice di voler dare “il diritto di scegliere” con questo “bonus” alla scuola privata. Ma questo diritto è cancellato dalle sue stesse decisioni, dalla scelta di penalizzare l'istruzione dello Stato, e quindi del popolo italiano, a scapito dell'educazione della classe dominante, della ricca borghesia. Sarebbe stato assicurato, al contrario, dal potenziamento delle strutture pubbliche e dalla polivalenza della scelta formativa all'interno di queste stesse strutture pubbliche. Invece si è andati nella direzione esattamente opposta. Si è colpita l'istruzione pubblica e si è imposto un modello autoritario e fisso di formazione, rendendo impossibile di fatto allo studente scegliere tra diversi percorsi formativi.
Incentivando la frequentazione di istituti privati non si dà nessun diritto di scegliere. Per una elementare legge del mercato, se si fa aumentare la domanda di un servizio, il costo di quel servizio sale. Proprio ciò che si è fatto, sia penalizzando il modello universalistico dell'istruzione, sia privilegiando quello classista. Non appena le scuole private, spesso cattoliche, vedranno aumentare le iscrizioni, aumenteranno le rette. Questo modello tende quindi sempre più ad escludere la classe media da una adeguata educazione, laddove le classi più povere erano già da tempo penalizzate, e riconvertendo un diritto generalizzato di qualsiasi studente, in un privilegio di elite. Ne viene fuori una scuola che discrimina tra studenti ricchi e studenti poveri, studenti più capaci e studenti meno capaci, studenti disagiati e studenti integrati.
Ciò ubbidisce a un chiaro disegno egemonico dei poteri economici ed ecclesiastici: estendere il loro controllo sull'apparato educativo espropriando i figli della classe lavoratrice e degli strati più poveri del diritto all'istruzione, per renderlo monopolio esclusivo dei ricchi e dei potenti.
Tutto è cominciato con una riforma sciagurata che taglia i posti di lavoro diminuendo il numero dei docenti, riduce drasticamente i finanziamenti all'istruzione pubblica e permette la privatizzazione delle università.
Qualche giorno fa il Ministro ha dichiarato: “voglio che tutti abbiano il diritto di scegliere se andare alla scuola pubblica o alla scuola paritaria. Quindi, siccome le scuole paritarie costano, sto pensando a una riforma che dia la possibilità di accedere a un bonus a chi vuole frequentarle” (asca). L'intento quindi è quello di trasferire risorse dalle strutture dello Stato a quello private, andando così verso una sostanziale privatizzazione dell'istruzione.
Tutto questo viene coniugato con una buona dose di autoritarismo gentiliano. Innanzitutto c'è stata la riduzione dei maestri elementari e la reintroduzione del maestro unico, un provvedimento biasimato da qualsiasi pedagogista e che va a colpire proprio il fiore all'occhiello della scuola italiana, cioè l'istruzione elementare. Un provvedimento frutto di un'ideologia paternalistica, che considera l'educazione tutta incentrato sulla figura autoritaria del maestro unico.
A questo bisogna aggiungere le decisioni sul voto in condotta, che se insufficiente può portare alla bocciatura dello studente. Ciò viene giustificato con il contrasto al “bullismo”. Ma più che ai bulli andrà a colpire quei ragazzi esuberanti che si trovano in ogni classe. Anche lo studente più brillante potrebbe essere bocciato per qualche irrequietezza di troppo. Un chiaro segnale da parte del governo, che vuole tutti sull'attenti, a cominciare dai ragazzi nelle scuole.
Già col Decreto Gelmini che tagliava consistentemente le risorse alla scuola pubblica, in maniera forse senza precedenti nella scuola repubblicana, veniva risparmiata da questi tagli l'istruzione privata. Il governo ha fatto finta di intervenire anche su quella, ma dopo il diktat dei vescovi ha fatto subito marcia indietro. Un comportamento che ha mostrato subito la fedeltà e la subalternità che questo governo ha nei confronti del Vaticano, e la totale mancanza di rispetto per il volere popolare. Non è bastata, infatti, una protesta studentesca, come non si era mai vista dal '68, a far retrocedere il Ministro. È bastato invece un colpo di tosse dell corpo ecclesiastico perché abbandonasse l'idea di intaccare anche solo impercettibilmente i privilegi della Curia.
Poi, negli ultimi giorni, la stangata finale, l'annuncio dell'incremento ulteriore dei finanziamenti alla scuola privata. In un modo indiretto, cioè incentivando chi decide di frequentarla, ma molto efficace, perché ciò farà aumentare le iscrizioni e quindi anche le rette. Quindi i profitti per l'apparato capitalistico del Vaticano.
La Gelmini utilizza le pessime condizioni della scuola pubblica per giustificare il finanziamento a quella privata (che comunque nonostante tutto non offre un'istruzione migliore). Ma a queste pessime condizioni ha provveduto il suo stesso governo, assieme a tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni e che hanno sostenuto tagli consistenti all'istruzione statale.
La Costituzione stabilisce il diritto di tutti, indistintamente, all'istruzione. Invece, quella che si vuole creare oggi è una scuola di classe, per soli ricchi, lasciando le briciole ai ceti più poveri.
La Gelmini dice di voler dare “il diritto di scegliere” con questo “bonus” alla scuola privata. Ma questo diritto è cancellato dalle sue stesse decisioni, dalla scelta di penalizzare l'istruzione dello Stato, e quindi del popolo italiano, a scapito dell'educazione della classe dominante, della ricca borghesia. Sarebbe stato assicurato, al contrario, dal potenziamento delle strutture pubbliche e dalla polivalenza della scelta formativa all'interno di queste stesse strutture pubbliche. Invece si è andati nella direzione esattamente opposta. Si è colpita l'istruzione pubblica e si è imposto un modello autoritario e fisso di formazione, rendendo impossibile di fatto allo studente scegliere tra diversi percorsi formativi.
Incentivando la frequentazione di istituti privati non si dà nessun diritto di scegliere. Per una elementare legge del mercato, se si fa aumentare la domanda di un servizio, il costo di quel servizio sale. Proprio ciò che si è fatto, sia penalizzando il modello universalistico dell'istruzione, sia privilegiando quello classista. Non appena le scuole private, spesso cattoliche, vedranno aumentare le iscrizioni, aumenteranno le rette. Questo modello tende quindi sempre più ad escludere la classe media da una adeguata educazione, laddove le classi più povere erano già da tempo penalizzate, e riconvertendo un diritto generalizzato di qualsiasi studente, in un privilegio di elite. Ne viene fuori una scuola che discrimina tra studenti ricchi e studenti poveri, studenti più capaci e studenti meno capaci, studenti disagiati e studenti integrati.
Ciò ubbidisce a un chiaro disegno egemonico dei poteri economici ed ecclesiastici: estendere il loro controllo sull'apparato educativo espropriando i figli della classe lavoratrice e degli strati più poveri del diritto all'istruzione, per renderlo monopolio esclusivo dei ricchi e dei potenti.
la Gelmini sta rovinando sempre più la scuola
RispondiEliminaComplimenti il tuo post sulla scuola è davvero chiaro e completo. La ministra si dice soddisfatta per l'aumento delle bocciature. Ma soddisfatta di che cosa? Non sa quale ferita, talvolta anche inguaribile, una bocciatura può creare in un ragazzo, in una famiglia? Non sa che una bocciatura arbitraria ed autoritaria (cioè non discussa con la famiglia, non mediata, fatta in nome della tolleranza zero e non per garantire al ragazzo la possibilità di recuperare) potrebbe segnarlo per la vita, tagliargli le gambe, emarginarlo dal sapere, dal piacere della conoscenza, privarlo di una futura carriera scolastica più soddisfacente?
RispondiEliminaLei non sa.
Del resto quali testi di psicologia o di pedagogia può vantare di aver letto?
Niente. A parte le indicazioni del Ministro Tremonti.
Che tristezza...
Miranda. Grazie per i complimenti. Questo governo ha intenzione proprio di emarginare i più deboli, per usarli come capro espiatorio. E' stato fatto con gli immigrati, con i presunti "fannulloni", con i precari.
RispondiEliminaAdesso tenta di farlo anche all'interno della scuola escludendoli dal sapere. L'ideologia è quella gentiliana per cui solo i "migliori" devono andare avanti (e i migliori spesso sono i più ricchi).
Vi è una chiara strategia di dominio che questo governo, appoggiato dai poteri forti, sta mettendo in atto, per espropriare il popolo del sapere, oltre che della ricchezza nazionale.