lunedì 1 giugno 2009

Elezioni europee





Tra meno di cinque giorni si svolgeranno le elezioni europee.

Spesso si è soliti trattarle come si farebbe con qualsiasi altra elezione politica. Ma è un errore poiché ogni lista non forma un gruppo autonomo, ma se eletta, confluisce in un gruppo europeo transnazionale di sua scelta. Così capita che una lista finisce per dividersi in diversi gruppi al parlamento e più liste, magari una alla maggioranza e l'altra all'opposizione del governo nazionale, finiscono per ritrovarsi nello stesso gruppo parlamentare.

È così ad esempio per l' UDC, che in Italia è all'opposizione del governo, ma che in Europa sta nello stesso gruppo del PdL cioè il Partito Popolare europeo (PPE) di centrodestra.

Sulla Lega Nord c'è da dire che tra i suoi candidati può vantare Mario Borghezio, condannato per incendio aggravato ai danni di alcuni immigrati, che mandava a quel paese l'allora Presidente della Repubblica Ciampi in pieno svolgimento di una seduta dell'europarlamento, e che va a fare, come ha documentato la televisione francese, comizi ai neofascisti d'oltralpe insegnando loro strategie di infiltrazione. Confluisce nel gruppo dell'Europa delle Nazioni (UEN), l'estrema destra del parlamento europeo.

L'MPA di Lombardo nel PPE assieme al PdL, ma si presenta in lista assieme alla Destra di Storace che va con l'UEN e con l'Alleanza di Centro di Pionati (quello dei “panini” del tg1) che va nel PPE.

Il PD invece si sdoppia: una parte, quella dell'ala moderata che fa capo a Rutelli, va nei liberali, la parte degli ex ds va nel Partito Socialista Europeo

L'Italia dei valori va anch'essa nel gruppo centrista dei liberali, assieme ai moderati del PD, quegli stessi che critica in Italia per un'opposizione non abbastanza intransigente a Berlusconi. Viva la coerenza.

I Radicali di Pannella vanno anch'essi nel gruppo dei liberali, assieme agli avversari clericali del PD e al “giustizialista” Di Pietro. Viva la coerenza.

Sinistra e Libertà formata dagli exi di Rifondazione di Nichi Vendola, dagli ex ds di Mussi, dai socialisti di Bobo Craxi e dai verdi si divide in tre gruppi distinti: rispettivamente Sinistra Europea, socialisti europei (con il PD a cui vogliono essere alternativi), e verdi europei.

Il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando, fuoriuscito da Rifondazione in polemica sulle politiche del governo Prodi, non si capisce ancora bene, forse la Sinistra Europea (GUE), ma potrebbe voler formare un gruppo autonomo. Tra l'altro la sua campagna elettorale è centrata sulla critica al governo Prodi. Evidentemente nessuno gli ha detto che quel governo non esiste più.

La Lista Comunista e Anticapitalista di Ferrero, Diliberto e Salvi è l'unica a sinistra che va in un gruppo europeo coerente con la sua posizione politica e senza spezzettarsi, quello del GUE.


A quanto pare il PdL, il PD e l'UDC fanno a gara nel candidare condannati o indagati. (v. vogliosendere - ZOO Italia )

Una chicca è quella dell'UDC che candida Magdi Allam, che da giornalista difese la guerra in Iraq. Convertito miracolosamente alla religione cattolica, con un rito ripreso da telecamere e fotografi, contrario all'aborto e al divorzio, ha organizzato una crociata tutta personale contro l'Islam. Insoma una candidatura in nome del dialogo interreligioso.


Da segnalare in queste elezioni l'introduzione dello sbarramento al 4 per cento, voluto da PdL e dal PD che qualcuno continua ancora a definire avversari. Il pretesto sarebbe quello di contrastare la “frammentazione”. Ma di quale frammentazione parlano se poi un lista una volta eletta si divide anche in tre gruppi diversi tra i seggi di Bruxelles? E poi a che serve contrastare la frammentazione se l'Unione Europea non ha un governo a cui porre la fiducia e quindi non esistono problemi di stabilità? Naturalmente nessun tg si è preoccupato di porre la questione.


Eresia rossa sceglie di sostenere la Lista Comunista e Anticapitalista, che ha deciso di non abbandonare la Falce e martello e rivendicare la storia di lotte dei comunisti. Una scelta che si fonda sulla necessità di porre al centro delle politiche europee e nazionali il lavoro. Non crediamo che bisogna cancellare ogni riferimento alla propria cultura politica e attestarsi su una posizione moderata, come ha fatto il PD, né di abbandonare la tradizione e la storia comunista in nome di una sinistra generica non meglio specificata.

6 commenti:

  1. Io invece, essendo profondamente deluso dal sistema partitico e aspramente contrario a cedere la mia libertà e il mio cervello a qualcuno che mi dovrà rappresentare, voterò nullo.

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  2. il nichilsmo elettorale non ha mai giovato al popolo, né è in grado di cambiare il "sistema partitico".

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  3. Purtroppo, quanto tu affermi è vero.
    E, infatti, col mio voto nullo io non punto a cambiare il sistema politico vigente: voglio solo non esserne un sostenitore.
    Voglio esprimere il mio profondo disappunto nel constatare che il mio ruolo di cittadino e di uomo si esaurisce nell'apporre il segno di una croce su una scheda, che poi si traduce, in termini politici, nel conferimento di una delega in bianco ad un personaggio che io nemmeno conosco, il quale assumerà la mia fettina di potere sovrano e potrà parlare a mio nome.
    Ebbene, con mio voto nullo voglio semplicemente dire che trovo ripugnante questo sistema politico.
    In quanto ad un possibile cambiamento, non credo di avere alcun potere al riguardo. Posso solo sperare che, a forza di parlare di democrazia diretta, qualcuno voglia mettersi al mio fianco e portare avanti la battaglia insieme.
    In politica, l'iniziativa di un individuo può diventare incisiva solo se riesce a conquistare consenso.

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  4. Ma in questo modo si finisce in un velleitarismo sterile. Più che di conquistare il consenso io parlerei di costruire il DISSENSO. E per farlo è necessaria la lotta politica, su tutti i fronti possibili: quello teorico, cui tu giustamente fai riferimento, ma anche quello socio-politico (la mobilitazione di massa) e infine è importante anche quello elettorale. Non solo perché costituisce una platea che possa fare da cassa di risonanza per un progetto politico radicale, ma anche perché se si riuscisse a costruire un governo popolare, conquistando le stesse istituzioni del regime liberal-democratico, ci sarebbero le premesse per ribaltare quel regime e passare da una democrazia oligarchica liberale o rappresentativa (ma in realtà molto poco rapprsentativa) ad una democrazia dei lavoratori popolare o diretta. La leva elettorale è fondamentale per, parafrasando la frase di Galileo, ribaltare il mondo.

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  5. Dal mio punto di vista, votare significa alienare quel briciolo di sovranità che ci appartiene come esseri umani, significa rinunciare a quel minimo di dignità che ci rende umani, significa affidare ad altri il nostro cervello e la nostra libertà, affinché li gestiscano come meglio credono.
    Votare nullo significa che non ne possiamo più di questo teatrino della politica, che abbiamo le palle piene, che vogliamo cambiare, appropriarci del nostro diritto di esserci e di partecipare.
    Ma questo è solo un segnale politico privo di conseguenze pratiche.
    Perché vi siano conseguenze pratiche occorre costituire un nucleo di persone libere disposte a muoversi sinergicamente in vista di un obiettivo comune (per es. una democrazia popolare) e sulla base di principi condivisi.
    Se non siamo nemmeno capaci di costituire questo nucleo, mi sembra che non abbiamo ragioni per credere che possiamo cambiare le cose.
    Sperare poi che il cambiamento verrà grazie al nostro voto di delega mi sembra non solo una pia illusione, ma anche un modo per mettere in pace le nostre coscienze e giustificare le nostre inadempienze, allontanando così ogni reale possibilità di cambiamento.

    Nota
    Questa è solo la mia opinione. Ma rispetto anche la tua.

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  6. Partiamo da due prospettive differenti. Tu da un approccio ETICO, io da uno STRATEGICO. Tu privilegi i mezzi, io i fini.
    Comunque io non sostengo che bisogna andare a votare e poi dimenticarsi di tutto per altri cinque anni. La competizione elettorale è solo una parte delal lotta politica. Poi c'è il livello della mobilitazione sociale, la lotta sindacale, l'elaborazione teorica e la diffusione del pensiero.

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