Il colpo di stato avvenuto in Honduras ha deposto un presidente democraticamente eletto, e portato al suo posto Roberto Micheletti.
Manuel Zelaya era un ex liberale, poi spostatosi su posizioni progressiste e alleatosi con Chavez. I suoi progetti di riforme preoccupavano non poco l'oligarchia al potere, spaventata da una possibile redistribuzione e nazionalizzazione delle ricchezze come già sta avvenendo in altri paesi latinoamericani, in testa Venezuela e Bolivia.
L'Honduras è un paese stravolto da secoli di colonialismo, dove i ricchi praticamente non pagano le tasse, un vero paradiso del profitto e un inferno per il resto della popolazione. In questo contesto le riforme di Zelaya sarebbero state una rivoluzione.
Ci si aspetterebbe che di fronte a un fatto tanto grave i media e i governi di tutti i paesi siano impegnati a denunciare la situazione di palese violazione costituzionale. La Casa Bianca ha condannato il golpe e altrettanto ha fatto l'Unione Europea.
Ma dovrebbe sorprendere il modo in cui la stampa e le televisioni hanno riportato la notizia.
Passiamo sopra all'indecente e vergognoso filmato di Studio Aperto che si vanta delle origini bergamasche di Roberto Micheletti, il golpista, diciamo che si tratta di un caso isolato.
Andiamo a vedere come ha trattato il caso la stampa nostrana.
Corriere della Sera: “Il capo dello stato dell’Honduras, alleato del venezuelano Hugo Chavez, è stato bloccato all’alba dai militari all’interno della sua residenza, poco prima dell’apertura delle urne per il contestato referendum di revisione costituzionale. Dietro il golpe militare c'è la Corte Suprema di Tegucigalpa. I giudici hanno spiegato infatti con un comunicato di aver ordinato ai militari di agire proprio perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione”. E aggiunge subito dopo “Zelaya ha subito puntato il dito contro il presidente americano Barack Obama: «Ci sei tu dietro a tutto questo?», ha chiesto Zelaya all'inquilino della Casa Bianca dai microfoni di Telesur. La Casa Bianca ha però risposto respingendo con forza l'accusa...”
Vediamo il Messaggero: “«Siamo stati noi - ammettono i giudici della Corte Suprema di Tegucigalpa - ad ordinare ai militari di agire perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione». Il presidente aveva annunciato il progetto di modificare la costituzione per essere rieletto per un altro quadriennio sfidando il potere dei militari e del Congresso. La corte elettorale ha confermato che le elezioni si svolgeranno il 29 novembre come previsto”. L'articolo prosegue con le esternazioni di Chavez.
Cosi Repubblica: “"Siamo stati noi - ammettono i giudici della Corte Suprema di Tegucigalpa - ad ordinare ai militari di agire perchè Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione" (...) La tensione a Tegucigalpa stava montando da giorni dopo che il presidente Zelaya aveva annunciato un progetto di modifica della Costituzione, sfidando così il potere dell'esercito e del Congresso. Zelaya puntava a cambiare la carta fondamentale per far sì che potesse essere rieletto per più di un singolo mandato di 4 anni”.
Quindi tutti sembrano concordi nel sostenere che il golpe sarebbe arrivato a seguito del tentativo di Zelaya di farsi rieleggere. Si sottolinea il fatto che Zelaya ha sfidato “il potere dell'esercito e del Congresso”. Questo indurrebbe a credere che sarebbe stato Zelaya a innescare, violando la legalità, la crisi che avrebbe portato al colpo di stato. Insomma, come dire, se l'è cercata. La sua destituzione viene condannata, ma alludendo che in fondo si sia trattato di qualcosa di inevitabile.
Ma le cose non stanno affatto così.
Per prima cosa bisogna considerare il fatto che in Honduras un presidente non può ricandidarsi per una seconda volta, come avviene nella maggior parte delle democrazia parlamentari, Italia compresa, dove abbiamo avuto ben quattro governi con a capo la stessa persona. Quindi se anche Zelaya volesse modificare la costituzione in tal senso non giustificherebbe la deriva verso un colpo di stato, soprattutto agli occhi di chi difende ipotesi presidenzialiste nel nostro paese volte a rafforzare l'esecutivo.
Ma la verità è che non era neanche questa l'intenzione di Zelaya. Il suo scopo non era quello di cambiare la costituzione per farsi rieleggere, ma di indire un referendum per eleggere un assemblea costituente che avrebbe dovuto modificare la costituzione. Il referendum era voluto secondo i sondaggi dall'85 % della popolazione, ma avversato dalle elite. E si capisce che una costituzione che avrebbe decretato l'acqua come un bene pubblico o sancito la progressività della tassazione non avrebbe certo favorito il profitto della ricca borghesia.
In secondo luogo si taccia Zelaya di aver avviato uno scontro istituzionale tra poteri. Anche questo non è vero.
Questa tesi viene sostenuta anche sul sito del Partito democratico, dove sotto il titolo “Golpe in Honduras. La protesta paralizza il paese” (eh! Questi manifestanti che invece di accettare un governo illegittimo “paralizzano” il paese!) così si legge: “Il presidente Zelaya, il cui mandato era in scadenza, aveva deciso di indire un referendum per assicurarsi la continuità della propria amministrazione, oltre i termini di governo (4 anni) previsti dalla Costituzione Honduregna. A fronte di questa prospettiva si erano manifestati contrari la Corte Suprema del paese, l’esercito, e la maggioranza dei membri del Parlamento. La tensione fra i poteri dello Stato aveva assunto connotazioni molto evidenti quando, per ordine dello stesso Zelaya, era stato destituito il capo di Stato maggiore Romeo Vasquez, il quale, in una recente intervista rilasciata a El Pais, ha dichiarato:“hanno tentato un colpo di Stato contro di me, ma non avendo l’appoggio di Washington hanno rinunciato”. Successivamente vi erano stati ulteriori confronti tra il governo ed il parlamento. Ma Zelaya non aveva accettato soluzioni di compromesso, esprimendo unilateralmente la volontà di far svolgere il referendum. L’effetto di questo atteggiamento è stato l’ordine, da parte della suprema corte elettorale, di arrestare Zelaya. La Corte, più volte, aveva negato l’ ammissibilità del referendum di modifica costituzionale.” ma ancora attenzione al passagio finale: “La situazione politica in Honduras è assai complessa. All’origine della successione dei fatti, che hanno portato al golpe di domenica, sembra vi siano due modi d’intendere lo stato assolutamente divergenti. La volontà di modificare la Costituzione da parte di Zelaya ha creato una frattura insanabile con gli altri poteri dello stato. Il potere costituente, in poche parole, nella sua intrinseca volontà riformatrice, ha colliso con il potere costituito, garantito dalla Corte suprema, dal Parlamento e dall’esercito. Ma questo è il paradosso in cui, a volte, versano le istituzioni democratiche”
Insomma la responsabilità dell'accaduto sarebbe tutta di Zelaya, che avrebbe creato “una frattura insanabile”. La sua “volontà riformatrice” si sarebbe messa contro tutte le altre istituzioni a avrebbe portato al golpe. Una lettura assolutamente tendenziosa che mistifica il reale svolgimento dei fatti.
Innanzitutto non si capisce quali “soluzioni di compromesso” Zelaya avrebbe dovuto accettare: un referendum o si fa o non si fa, non c'è alternativa. Soprattutto quando a volerlo è l'85 % della popolazione, era il dovere, non il diritto di Zelaya quello di garantirlo. Non è vero, poi, che Zelaya avrebbe agito contro Corte e Parlamento, poiché si trattava di un referendum consultivo, e quindi non vincolante, che non avrebbe in alcun modo espropriato le altre istituzioni del loro ruolo.
Inoltre la destituzione del capo di stato maggiore era avvenuto dopo che parti dell'esercito avevano tentato di opporsi al referendum. Ora la stessa Corte Costituzionale ha ammesso che l'esercito deve obbedire al presidente. Soprattutto, aggiungiamo, il potere militare non deve intromettersi in decisioni che non lo riguardano, come lo svolgimento o meno di una consultazione popolare. Chi è quindi che ha creato “la frattura insanabile”? Zelaya, o “gli altri poteri dello stato”?
Tutta la grande stampa omette di parlare di un personaggio come il presidente usurpatore Micheletti, che ha come braccio destro Joya Amendola, che con i suoi paramilitari negli anni '80 si incaricava di eliminare oppositori politici (giornalismo partecipativo).
Persino wikipedia, considerata indipendente, difende di fatto il golpe. E' vero, come dice l'articolo, la Costituzione proibisce di proporre la rieleggibilità del presidente, ma è anche vero che questa norma è stata modificata più e più volte (giornalismo partecipativo-Honduras).
Si dimentica di dire, wikipedia, alla voce “Manuel Zelaya”, che la Costituzione è stata scritta da un dittatore nell'82, tutt'altro quindi che sacra e inviolabile, come potrebbe essere quella italiana. Sarebbe come difendere la costituzione che scrisse Pinochet in Cile.
Eppure si è riusciti a far passare dei sanguinari golpisti profittatori come dei patrioti che cercano di salvare le istituzioni, magari con mezzi sbagliati. Ma allora perché mai avrebbero cancellato i diritti civili? Perché mai starebbero destituendo tutti i sindaci vicini a Zelaya? Perché mai avrebbero usato la dura repressione contro i manifestanti?
Le televisioni e la stampa si sono scatenate nel mostrare le immagini della protesta iraniana e nel denunciare i metodi repressivi della polizia. Eppure non hanno usato la stessa intransigenza nei confronti di un colpo di stato che invece in Iran non è mai avvenuto.
Persino un Partito che si definisce “democratico” arriva a giustificare il golpe con una serie di falsità.
Tutti i media hanno evidenziato il fatto che la comunità internazionale ha condannato il colpo di stato, compresi gli Usa. Zelaya aveva accusato gli americani di essere dietro il rovesciamento della giunta democratica, accuse che Obama aveva respinto condannando invece l'usurpatore Micheletti. Ceto sarebbe stato difficile per Gli Stati Uniti difendere ufficialmente il golpe in un momento come questo, quando stanno facendo pressioni contro due governi, in nome della democrazia: quello iraniano e quello spietato nordcoreano.
Tuttavia la Casa Bianca non ha appoggiato il tentativo fallito di rientro di Zelaya in patria, appoggiato da ben tre capi di stato del continente, perché, a suo dire, avrebbe potuto causare delle vittime tra i civili. Ma vittime ci sono già adesso. E poi con la stessa ragione Obama dovrebbe ritirare le truppe dall'Afghanistan, per paura delle ritorsioni dei talebani. Con la stessa ragione i partigiani durante la seconda guerra mondiale non avrebbero dovuto combattere i nazisti, per timore di rappresaglie.
Le accuse di Zelaya non sono prive di fondamento. Gli Stati Uniti avevano posto l'embargo contro le importazioni di meloni dall'Honduras, un duro colpo per l'economia del paese. Soltanto il giorno prima del golpe Zelaya aveva mangiato pubblicamente un melone (notizia che il Corriere della Sera aveva dato come una curiosità divertente) per protestare contro la decisione degli americani. La notte stessa c'è stato l'intervento militare. Certo una coincidenza che fa riflettere.
Ma dovrebbe anche far riflettere l'imbarazzante silenzio del Vaticano. Radio Vaticana riporta la “preoccupazione” generica dei vescovi sui fatti dell'Honduras, riproponendo la solita manfrina dello scontro dei poteri e della presunta responsabilità di Zelaya (radiovaticana). Ma è stato proprio il Cardinale Maradiaga ad essersi opposto al rientro di Zelaya. Nel 2007 Radio Vaticana riportava una intervista allo stesso cardinale honduregno in cui veniva ricordata l'enciclica di Paolo VI. La quale autorizzava i popoli a ribellarsi contro la tirannia e l'ingiustizia. Una posizione quantomeno contraddittoria quella di Maradiaga (radiovaticana – Maradiaga).
Nessuna parola da parte del Papa sui fatti del paese centramericano. Una silenzio imbarazzante da parte di uno stato così influente nei mezzi di comunicazione.
Del resto se ne comprende la ragione visto il ruolo che la Chiesa, assieme all'oligarchia economica, detiene nel paese. Ma questo naturalmente la stampa “democratica” della “rivoluzione verde” iraniana non lo crede importante.
La realtà che è stata edulcorata e camuffata da una serie di falsità è che Zelaya è un presidente democratico che stava cercando di realizzare importanti riforme in favore delle classi povere honduregne e questo tentativo è stato bloccato dell'elite dominante con l'uso illegittimo della forza.
Manuel Zelaya era un ex liberale, poi spostatosi su posizioni progressiste e alleatosi con Chavez. I suoi progetti di riforme preoccupavano non poco l'oligarchia al potere, spaventata da una possibile redistribuzione e nazionalizzazione delle ricchezze come già sta avvenendo in altri paesi latinoamericani, in testa Venezuela e Bolivia.
L'Honduras è un paese stravolto da secoli di colonialismo, dove i ricchi praticamente non pagano le tasse, un vero paradiso del profitto e un inferno per il resto della popolazione. In questo contesto le riforme di Zelaya sarebbero state una rivoluzione.
Ci si aspetterebbe che di fronte a un fatto tanto grave i media e i governi di tutti i paesi siano impegnati a denunciare la situazione di palese violazione costituzionale. La Casa Bianca ha condannato il golpe e altrettanto ha fatto l'Unione Europea.
Ma dovrebbe sorprendere il modo in cui la stampa e le televisioni hanno riportato la notizia.
Passiamo sopra all'indecente e vergognoso filmato di Studio Aperto che si vanta delle origini bergamasche di Roberto Micheletti, il golpista, diciamo che si tratta di un caso isolato.
Andiamo a vedere come ha trattato il caso la stampa nostrana.
Corriere della Sera: “Il capo dello stato dell’Honduras, alleato del venezuelano Hugo Chavez, è stato bloccato all’alba dai militari all’interno della sua residenza, poco prima dell’apertura delle urne per il contestato referendum di revisione costituzionale. Dietro il golpe militare c'è la Corte Suprema di Tegucigalpa. I giudici hanno spiegato infatti con un comunicato di aver ordinato ai militari di agire proprio perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione”. E aggiunge subito dopo “Zelaya ha subito puntato il dito contro il presidente americano Barack Obama: «Ci sei tu dietro a tutto questo?», ha chiesto Zelaya all'inquilino della Casa Bianca dai microfoni di Telesur. La Casa Bianca ha però risposto respingendo con forza l'accusa...”
Vediamo il Messaggero: “«Siamo stati noi - ammettono i giudici della Corte Suprema di Tegucigalpa - ad ordinare ai militari di agire perché Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione». Il presidente aveva annunciato il progetto di modificare la costituzione per essere rieletto per un altro quadriennio sfidando il potere dei militari e del Congresso. La corte elettorale ha confermato che le elezioni si svolgeranno il 29 novembre come previsto”. L'articolo prosegue con le esternazioni di Chavez.
Cosi Repubblica: “"Siamo stati noi - ammettono i giudici della Corte Suprema di Tegucigalpa - ad ordinare ai militari di agire perchè Zelaya aveva tentato di violare la legge facendo votare un referendum per autorizzare la sua rielezione" (...) La tensione a Tegucigalpa stava montando da giorni dopo che il presidente Zelaya aveva annunciato un progetto di modifica della Costituzione, sfidando così il potere dell'esercito e del Congresso. Zelaya puntava a cambiare la carta fondamentale per far sì che potesse essere rieletto per più di un singolo mandato di 4 anni”.
Quindi tutti sembrano concordi nel sostenere che il golpe sarebbe arrivato a seguito del tentativo di Zelaya di farsi rieleggere. Si sottolinea il fatto che Zelaya ha sfidato “il potere dell'esercito e del Congresso”. Questo indurrebbe a credere che sarebbe stato Zelaya a innescare, violando la legalità, la crisi che avrebbe portato al colpo di stato. Insomma, come dire, se l'è cercata. La sua destituzione viene condannata, ma alludendo che in fondo si sia trattato di qualcosa di inevitabile.
Ma le cose non stanno affatto così.
Per prima cosa bisogna considerare il fatto che in Honduras un presidente non può ricandidarsi per una seconda volta, come avviene nella maggior parte delle democrazia parlamentari, Italia compresa, dove abbiamo avuto ben quattro governi con a capo la stessa persona. Quindi se anche Zelaya volesse modificare la costituzione in tal senso non giustificherebbe la deriva verso un colpo di stato, soprattutto agli occhi di chi difende ipotesi presidenzialiste nel nostro paese volte a rafforzare l'esecutivo.
Ma la verità è che non era neanche questa l'intenzione di Zelaya. Il suo scopo non era quello di cambiare la costituzione per farsi rieleggere, ma di indire un referendum per eleggere un assemblea costituente che avrebbe dovuto modificare la costituzione. Il referendum era voluto secondo i sondaggi dall'85 % della popolazione, ma avversato dalle elite. E si capisce che una costituzione che avrebbe decretato l'acqua come un bene pubblico o sancito la progressività della tassazione non avrebbe certo favorito il profitto della ricca borghesia.
In secondo luogo si taccia Zelaya di aver avviato uno scontro istituzionale tra poteri. Anche questo non è vero.
Questa tesi viene sostenuta anche sul sito del Partito democratico, dove sotto il titolo “Golpe in Honduras. La protesta paralizza il paese” (eh! Questi manifestanti che invece di accettare un governo illegittimo “paralizzano” il paese!) così si legge: “Il presidente Zelaya, il cui mandato era in scadenza, aveva deciso di indire un referendum per assicurarsi la continuità della propria amministrazione, oltre i termini di governo (4 anni) previsti dalla Costituzione Honduregna. A fronte di questa prospettiva si erano manifestati contrari la Corte Suprema del paese, l’esercito, e la maggioranza dei membri del Parlamento. La tensione fra i poteri dello Stato aveva assunto connotazioni molto evidenti quando, per ordine dello stesso Zelaya, era stato destituito il capo di Stato maggiore Romeo Vasquez, il quale, in una recente intervista rilasciata a El Pais, ha dichiarato:“hanno tentato un colpo di Stato contro di me, ma non avendo l’appoggio di Washington hanno rinunciato”. Successivamente vi erano stati ulteriori confronti tra il governo ed il parlamento. Ma Zelaya non aveva accettato soluzioni di compromesso, esprimendo unilateralmente la volontà di far svolgere il referendum. L’effetto di questo atteggiamento è stato l’ordine, da parte della suprema corte elettorale, di arrestare Zelaya. La Corte, più volte, aveva negato l’ ammissibilità del referendum di modifica costituzionale.” ma ancora attenzione al passagio finale: “La situazione politica in Honduras è assai complessa. All’origine della successione dei fatti, che hanno portato al golpe di domenica, sembra vi siano due modi d’intendere lo stato assolutamente divergenti. La volontà di modificare la Costituzione da parte di Zelaya ha creato una frattura insanabile con gli altri poteri dello stato. Il potere costituente, in poche parole, nella sua intrinseca volontà riformatrice, ha colliso con il potere costituito, garantito dalla Corte suprema, dal Parlamento e dall’esercito. Ma questo è il paradosso in cui, a volte, versano le istituzioni democratiche”
Insomma la responsabilità dell'accaduto sarebbe tutta di Zelaya, che avrebbe creato “una frattura insanabile”. La sua “volontà riformatrice” si sarebbe messa contro tutte le altre istituzioni a avrebbe portato al golpe. Una lettura assolutamente tendenziosa che mistifica il reale svolgimento dei fatti.
Innanzitutto non si capisce quali “soluzioni di compromesso” Zelaya avrebbe dovuto accettare: un referendum o si fa o non si fa, non c'è alternativa. Soprattutto quando a volerlo è l'85 % della popolazione, era il dovere, non il diritto di Zelaya quello di garantirlo. Non è vero, poi, che Zelaya avrebbe agito contro Corte e Parlamento, poiché si trattava di un referendum consultivo, e quindi non vincolante, che non avrebbe in alcun modo espropriato le altre istituzioni del loro ruolo.
Inoltre la destituzione del capo di stato maggiore era avvenuto dopo che parti dell'esercito avevano tentato di opporsi al referendum. Ora la stessa Corte Costituzionale ha ammesso che l'esercito deve obbedire al presidente. Soprattutto, aggiungiamo, il potere militare non deve intromettersi in decisioni che non lo riguardano, come lo svolgimento o meno di una consultazione popolare. Chi è quindi che ha creato “la frattura insanabile”? Zelaya, o “gli altri poteri dello stato”?
Tutta la grande stampa omette di parlare di un personaggio come il presidente usurpatore Micheletti, che ha come braccio destro Joya Amendola, che con i suoi paramilitari negli anni '80 si incaricava di eliminare oppositori politici (giornalismo partecipativo).
Persino wikipedia, considerata indipendente, difende di fatto il golpe. E' vero, come dice l'articolo, la Costituzione proibisce di proporre la rieleggibilità del presidente, ma è anche vero che questa norma è stata modificata più e più volte (giornalismo partecipativo-Honduras).
Si dimentica di dire, wikipedia, alla voce “Manuel Zelaya”, che la Costituzione è stata scritta da un dittatore nell'82, tutt'altro quindi che sacra e inviolabile, come potrebbe essere quella italiana. Sarebbe come difendere la costituzione che scrisse Pinochet in Cile.
Eppure si è riusciti a far passare dei sanguinari golpisti profittatori come dei patrioti che cercano di salvare le istituzioni, magari con mezzi sbagliati. Ma allora perché mai avrebbero cancellato i diritti civili? Perché mai starebbero destituendo tutti i sindaci vicini a Zelaya? Perché mai avrebbero usato la dura repressione contro i manifestanti?
Le televisioni e la stampa si sono scatenate nel mostrare le immagini della protesta iraniana e nel denunciare i metodi repressivi della polizia. Eppure non hanno usato la stessa intransigenza nei confronti di un colpo di stato che invece in Iran non è mai avvenuto.
Persino un Partito che si definisce “democratico” arriva a giustificare il golpe con una serie di falsità.
Tutti i media hanno evidenziato il fatto che la comunità internazionale ha condannato il colpo di stato, compresi gli Usa. Zelaya aveva accusato gli americani di essere dietro il rovesciamento della giunta democratica, accuse che Obama aveva respinto condannando invece l'usurpatore Micheletti. Ceto sarebbe stato difficile per Gli Stati Uniti difendere ufficialmente il golpe in un momento come questo, quando stanno facendo pressioni contro due governi, in nome della democrazia: quello iraniano e quello spietato nordcoreano.
Tuttavia la Casa Bianca non ha appoggiato il tentativo fallito di rientro di Zelaya in patria, appoggiato da ben tre capi di stato del continente, perché, a suo dire, avrebbe potuto causare delle vittime tra i civili. Ma vittime ci sono già adesso. E poi con la stessa ragione Obama dovrebbe ritirare le truppe dall'Afghanistan, per paura delle ritorsioni dei talebani. Con la stessa ragione i partigiani durante la seconda guerra mondiale non avrebbero dovuto combattere i nazisti, per timore di rappresaglie.
Le accuse di Zelaya non sono prive di fondamento. Gli Stati Uniti avevano posto l'embargo contro le importazioni di meloni dall'Honduras, un duro colpo per l'economia del paese. Soltanto il giorno prima del golpe Zelaya aveva mangiato pubblicamente un melone (notizia che il Corriere della Sera aveva dato come una curiosità divertente) per protestare contro la decisione degli americani. La notte stessa c'è stato l'intervento militare. Certo una coincidenza che fa riflettere.
Ma dovrebbe anche far riflettere l'imbarazzante silenzio del Vaticano. Radio Vaticana riporta la “preoccupazione” generica dei vescovi sui fatti dell'Honduras, riproponendo la solita manfrina dello scontro dei poteri e della presunta responsabilità di Zelaya (radiovaticana). Ma è stato proprio il Cardinale Maradiaga ad essersi opposto al rientro di Zelaya. Nel 2007 Radio Vaticana riportava una intervista allo stesso cardinale honduregno in cui veniva ricordata l'enciclica di Paolo VI. La quale autorizzava i popoli a ribellarsi contro la tirannia e l'ingiustizia. Una posizione quantomeno contraddittoria quella di Maradiaga (radiovaticana – Maradiaga).
Nessuna parola da parte del Papa sui fatti del paese centramericano. Una silenzio imbarazzante da parte di uno stato così influente nei mezzi di comunicazione.
Del resto se ne comprende la ragione visto il ruolo che la Chiesa, assieme all'oligarchia economica, detiene nel paese. Ma questo naturalmente la stampa “democratica” della “rivoluzione verde” iraniana non lo crede importante.
La realtà che è stata edulcorata e camuffata da una serie di falsità è che Zelaya è un presidente democratico che stava cercando di realizzare importanti riforme in favore delle classi povere honduregne e questo tentativo è stato bloccato dell'elite dominante con l'uso illegittimo della forza.
Tutto giusto dalla prima all'ultima parola, non posso aggiungere altri elementi oltre a quelli da te riportati, ma farti una sola domanda: ti stupisci davvero dell'impoverimento e relativo imbarbarimento dei nostri media?
RispondiEliminaRusso, io mi stupisco dell'impoverimento di chi a quei media continua a credere. L'abilità della propaganda non sta tanto nel dare un'informazione scorretta, in questo sono bravi tutti, ma nell'esser riuscita a manipolare le menti del pubblico al punto da renderlo totalmente acritico nei confronti di qulunque cosa gli venga propinata. Così puoi avere tre lauree e guardare tutte le puntate del Grande Fratello, o magari credere a quello che dice Berlusconi a Porta a Porta senza contraddittorio. Il punto non è la DISINFORMAZIONE ma la MANIPOLAZIONE. Questo è un risultato davvero straordinario, Goebbels a confronto era uno scolaretto.
RispondiEliminaben detto e ben scritto, sia nel post che nei commenti :)
RispondiEliminaavrai notato che sull'honduras, a parte carotenuto, c'è molto più materiale fra i blog, e molta più veridictà, che nei giornali.
omero ciai, rocco cotroneo.. per carità!!!!
saluti
ventopiumoso, i pochi giornali in grado di stare sul mercato sono tutti finanziati dagli stessi padroni, mentre i migliaia di blog presenti nella rete non li finanzia nessuno. Già questo dovrebbe bastare per rendersi conto.
RispondiEliminaMente Persa grazie, però ci sono dei siti che dicono cose interessanti, anche se devo dire che alcuni come Peace Reporter mi hanno un po' deluso sull'argomento. Per non parlare poi della scandalosa pagina di wikipedia, davvero, forse è stata scritta da Vittorio Feltri.
RispondiEliminaBel post Matteo...
RispondiEliminaUnica cosa, mi sembra che la Chiesa di Roma in Honduras abbia molto meno potere di qeullo che si pensa, sostituita a marce forzate dai protestanti, molto più attivi e vicini alla popolazione nell'ambito di una strategia di conquista iniziata da una ventina d'anni...
Poi da quello che mi racconta quotidianamente via Skype un'amica honduregna che vive nella seconda città del paese la reazione della popolazione non è così forte come si può pensare da qua...Zelaya, uomo eletto dalla destra del paese, ha fatto un cambiamento a 180°, ma la mia amica sostiene che il lupo perde il pelo ma non il vizio...Insomma, lei condanna il golpe ed è pure scesa in piazza (ma erano pochini mi ha detto nella città sua), ma di Zelaya non ha questa gran fiducia...
Chiara, può darsi che Zelaya non sia perfetto, però è il primo che abbia tentato di far qualcosa per il suo popolo. Proprio per questo sono stati disposti all'isolamento internazionale pur di destituirlo con un golpe.
RispondiEliminaMatteo, concordo in pieno.
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