È una donna sudanese che dovrebbe insegnare a tutta la nostra classe politica il significato dell'impegno civile:
Rinviato il processo della giornalista Lubna Ahmad Hussein che ha rinunciato all'immunitàFermata con altre donne in un locale. Ha chiesto ai colleghi di assistere alla fustigazioneSudan, rischia condanna a 40 frustateperché indossava i pantaloniKHARTOUM - E' stato rinviato al 4 agosto il processo alla giornalista sudanese Lubna Ahmad Hussein che rischia 40 frustate per aver indossato i pantaloni, tenuta considerata "indecente" secondo i canoni islamici e che tre settimane fa è costata una pena analoga ad altre dieci donne vestite allo stesso modo che si trovavano con lei in un locale a Khartoum."Le autorità mi hanno detto che devo comparire davanti al giudice - ha annunciato ieri la giornalista che scrive per il giornale di sinistra Al-Sahafa e lavora per la missione delle Nazioni Unite in Sudan (Unmis). "E' importante che la gente sappia quello che accade", ha aggiunto la donna chiedendo ai colleghi di essere presenti quando sarà frustata. "Mi daranno 40 frustate e mi imporranno una multa di 250 sterline sudanesi", circa 80 euro, ha aggiunto.Stamani la corte l'ha convocata per chiederle se intendeva avvalersi dell'immunità o rinunciarvi e andare a processo. La giornalista ha detto di voler dare le dimissioni da funzionaria dell'Onu, rinunciare quindi all'immunità ed essere processata: l'udienza è stata fissata al 4 agosto.La giornalista era stata fermata dalla polizia il 3 luglio mentre si trovava al ristorante insieme ad altre donne perché indossavano i pantaloni. Dieci di loro erano state convocate dalla polizia due giorni più tardi e ciascuna di loro aveva ricevuto dieci frustate. Lei e altre due sono state segnalate alla magistratura per essere processate. In vista dell'applicazione della sentenza, la giornalista sudanese ha distribuito 500 inviti a suoi colleghi e politici del paese affinché assistano di persona alla fustigazione.La Repubblica, 29 luglio 2009.
Questa donna, ha rinunciato all'immunità correndo il rischio di essere frustata per una legge ingiusta. Aveva tutto il diritto di ricorrervi e se lo avesse fatto sarebbe stato perfettamente comprensibile. Eppure ha deciso di affrontare coraggiosamente l'ingiustizia. Come la legge difende un privilegio, lei ha deciso di rinunciare ad ogni minimo privilegio, anche in una situazione estrema come la sua.
In Italia c'è un Presidente del Consiglio che ha fatto una legge appositamente per non essere giudicato, nonostante non ne avesse alcun diritto, nonostante la magistratura avesse tutto il diritto di porlo sotto inchiesta e nonostante rischiasse una condanna assai meno severa di quella della donna sudanese. Quest'ultima, poi, lotta per una causa giusta, il nostro capo di governo, invece, difende i suoi egoistici interessi personali.
Ognuno ne tragga le sue conclusioni.
Scusami, ma questo accostamento che tu fai è irriguardoso per questa nobile donna: non si può paragonare una tigre a uno scarafaggio.
RispondiEliminaLa verità è che qui, più che confrontare singoli individui, dovremmo confrontare culture, perchè non so chi di noi, non soltanto il signor B., sarebbe disposto ad andare incontro a testa alta a probabili guai, avendo la certezza di potersene liberare senza conseguenza alcuna.
Sono d'accordo, però Berlusconi non è uno qualunque, è il Presidente del Consiglio e rappresenta l'Italia all'estero.
RispondiEliminaIo non parlo del Cav; Una grande figura di donna invece quella della giornalista sudanese. Quando coraggio e dignità si uniscono
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