Oggi i razzisti si offendono se li chiami razzisti. Sono responsabili di comportamenti che sicuramente potrebbero essere qualificati come razzismo, ma non vogliono ammetterlo. Sono quelli che “prima gli italiani”, che vogliono favorire i nativi rispetto agli immigrati e che cacciano i bambini immigrati dalle mense scolastiche, che fanno morire le bambine extracomunitarie senza dare loro l'assistenza medica che la nostra Costituzione obbliga a dare, per tutti gli individui, non solo per quelli con la cittadinanza. Quelli che impediscono le costruzioni delle moschee, quelli che “gli immigrati ci rubano il lavoro e la casa”, quelli che “ se non vi sta bene potete cambiare paese”, quelli che “l'Italia agli italiani” oppure (altra versione di chi non può dire di amare un paese il cui tricolore usa per nettarsi l'ano) “padroni a casa propria”. Dopo che costoro hanno enumerato una serie di insulsi stereotipi, che ovviamente non sarebbero mai capaci di motivare e di argomentare se qualcuno gliene chiedesse ragione, aggiungono candidamente “io non sono razzista”.
Questa ipocrisia è qualcosa di insopportabile. Se volete seguire i fascisti in camicia verde, fate pure, ma ameno assumetevi la responsabilità delle conseguenze di questa scelta.
Cito da wikipedia alla voce razzismo:
“Nella sua definizione più semplice, per razzismo si intende la convinzione che la specie umana sia suddivisa in razze biologicamente distinte e caratterizzate da diversi tratti somatici e diverse capacità intellettive, e la conseguente idea che sia possibile determinare una gerarchia di valore secondo cui una particolare razza possa essere definita "superiore" o "inferiore" a un'altra.
Più analiticamente si possono distinguere diverse accezioni del termine:
Definizione
storicamente rappresenta un insieme di teorie con fondamenti anche molto antichi (ma smentite dalla scienza moderna) e manifestatesi in ogni epoca con pratiche di oppressione e segregazione razziale, che sostengono che la specie umana sarebbe un insieme di razze, biologicamente differenti, e gerarchicamente ineguali. Tra gli ispiratori ideologici degli aspetti contemporanei di questa teoria vi fu l'aristocratico francese Joseph Arthur de Gobineau, autore di un Essai sur l'inégalité des races humaines[1] (Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane, 1853-1855). Nel XIX secolo quello che sarebbe stato poi definito razzismo nel secolo successivo ebbe rilevanza scientifica, al punto da venire oggi chiamata dagli storici razzismo scientifico. Intorno al 1850 il razzismo esce dall'ambito scientifico e assume una connotazione politica, diventando l'alibi con cui si cerca di giustificare la legittimità di prevaricazioni e violenze. Una delle massime espressioni di questo uso è stato il nazionalsocialismo.
in senso colloquiale definisce ogni atteggiamento attivo di intolleranza (che può tradursi in minacce, discriminazione, violenza) verso gruppi di persone identificabili attraverso la loro cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico o altre caratteristiche. In tale senso, però, sarebbero più corretti, anche se sono raramente usati nel linguaggio popolare corrente, termini come xenofobia o meglio ancora etnocentrismo
in senso più lato, e di uso non appropriato, comprende anche ogni atteggiamento passivo di insofferenza, pregiudizio, discriminazione verso persone che si identificano attraverso la loro regione di provenienza, cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico, accento dialettale o pronuncia difettosa, abbigliamento, modo di socializzarsi o altre caratteristiche”.
Da World Reference.com: “la convinzione che alcune razze siano inferiori e quindi vadano trattate in modo diverso rispetto ad altre o addirittura sterminate
in generale l'atteggiamento di chi disprezza chi è diverso”
Dal Sabatini Coletti: “1 Ideologia che, fondata su un'arbitraria distinzione dell'uomo in razze, giustifica la supremazia di un'etnia sulle altre e intende realizzarla attraverso politiche discriminatorie e persecutorie
2 estens. Ogni atteggiamento o manifestazione di intolleranza"
È evidente quindi che con razzismo non si intende solo la credenza nell'esistenza di razza superiori e inferiori, ma questo termine con il tempo ha finito per designare anche l'intolleranza e la discriminazione nei confronti di una data cultura, etnia, religione, ecc.
Quindi comportamenti come privilegiare gli italiani rispetto agli immigrati, nelle graduatorie per le case popolari o nei sussidi, e via dicendo, possono essere definiti tranquillamente comportamenti razzisti.
Perciò che non si affannino più tutti questi sindaci, parlamentari e ministri leghisti a negare una qualità incontrovertibile dei loro elettori. Per la lingua italiana lo sono, e finché non viene inventato il padano dovranno accettare di essere chiamati razzisti, a meno che non smettano di comportarsi come tali. Perché quindi, avere, anche da parte di noi antirazzisti , un inutile riserbo nell'usare la lingua italiana? Sarebbe bene che quando, dopo un'affermazione del tipo “fuori dalle balle”, volessero aggiungere “ma non sono razzista” qualcuno facesse loro notare, dizionario alla mano, che invece lo sono eccome. Poi ognuno è libero di esprimere le proprie idee e anche i propri pregiudizi. Se vuole vivere in una società dove gli italiani vengono favoriti rispetto agli immigrati, hanno diritto di esprimere questa opinione, a patto però di assumersene la responsabilità e di accettare l'inevitabile e corretto epiteto di razzista.
basterebbe sintonizzarsi su Radio Padania!
RispondiEliminama loro ti dimostrano che alla Lega, diventata sindaco, appartiene anche una straniera "di colore"... che però poi scopri essere figlia di un soldato statunitense!
Le parole sono importanti! Lo dico da tempo che stravolgendo, giorno dopo giorno, il senso delle parole hanno distrutto una cultura. Basti pensare a una parola meravigliosa come libertà, che è stata violentata ferocemente dalla propaganda di regime. Chiamiamo i razzisti col loro nome, chiamiamo i mafiosi con il loro nome, chiamiamo i servi del potere con il loro nome, chiamiamo gli squadristi con il loro nome. Sarebbe molto più semplice cambiare le cose.
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo con te, Matteo, e con il post qui sopra. Si deve iniziare con il chiamare le cose dal loro nome. Sarebbe un gran passo avanti. E basta con i prefissi "neo"!
RispondiElimina30-40-50 anni erano molto più chiare le differenze e molta più gente decideva da che parte stare.
In Italia, oltre ai vari inqualificabili leghisti-fasci-razzisti etc abbiamo una massa di ignavi, qualunquisti, innamorati di quel populismo che va per la maggiore tra i nostri governanti e che con i diritti del popola non ha nulla a che vedere, è solo uno strumento per tenere le masse nell' ignoranza e in uno pseudo benessere di regime.
Ma, almeno per me, la folta schiera degli qualunquisti, asserviti "simpatizzanti" che poi cascano dalle nuvole è ugualmente colpevole di questo declino civile. continuo.
Ciao
Marghi
parole, scritte, titoli di giornali, manifestazioni, atti e violenza che sono pieni e stracolmi di razzismo!!!
RispondiEliminacaro matteo, fai una foto perfetta di questi verdastri padani! dico verdastri perché a me il verde piace come colore, così come mi piace l'azzurro, ma come disse benigni rompe i coglioni essere costretti a fare il tifo dicendo "forza o penisola bagnata dal tirreno e dall'adriatiho"!
RispondiEliminacosì come mi fa incazzare che, quando ti metti una maglietta verde, inevitabilmente pensi a questi razzisti!
la costituzione obbliga a dare assistenza? già...ma questi della costituzione se ne sono sempre sbattuti! ma...loro non sono razzisti! :(