giovedì 18 marzo 2010

La religione del voto


Poiché vedo che il mondo dei blogs italiani (quelli orientati a sinistra) è diviso tra chi invita tutti a votare e chi invece sostiene che il voto è inutile e bisogna restarsene a casa, vorrei intervenire un attimo sulla questione.
Da un lato ci sono i "patrioti del voto a sinistra", chi invita a votare ad ogni costo, e votare contro Berlusconi, non importa chi, basta che non sia la destra o un suo alleato. Questi bloggers danno un significato molto importante a questo voto, per loro se vince Berlusconi è una catastrofe talmente grande che chiunque sarebbe migliore di lui.
Lasciatemi subito dire che io non sono d'accordo con loro. Lo dico da antiberlusconiano, sia ben chiaro. Ma non penso che il male sia Berlusconi, penso che egli sia solo una parte, e neanche la parte più grande, del male. Non penso che chiunque possa andare meglio di Berlusconi. Non penso che Pd e Italia dei Valori sarebbero il cosiddetto "male minore". Se facciamo attenzione a quelli che sono i temi fondamentali (lavoro, economia, politica estera, ecc.) i due schieramenti sono abbastanza allineati. Se guardiamo alle leggi di precarizzazione del lavoro, alle guerre cui l'Italia ha preso parte, ai tagli alla sanità e alla scuola, vediamo che la responsabilità può essere divisa equamente tra entrambe le coalizioni. Ne ho in già parlato in passato e credo che ormai su questo siano d'accordo tutti, perciò non mi dilungherò ulteriormente su questo punto.
Stando così le cose mi sembra ingenuo pensare che il diavolo sia Berlusconi portatore da solo di tutte le piaghe possibili per il Paese. Come ho già avuto modo di spiegare esistono lobby fortissime che condizionano l'operato di tutti i governi, siano essi di centrodestra o di centrosinistra. Di conseguenza il problema principale non è evitare che vinca Berlusconi, ma evitare che queste lobby continuino ad influenzare la politica italiana come quella di qualunque altro paese. Riuscire in una simile impresa purtroppo non si può con una semplice croce una volta ogni cinque anni. Il voto, checché ne dicano gli apologeti di questa presunta democrazia, non è in grado di assicurare al popolo l'obbedienza della propria classe dirigente. E' al massimo in grado di assicurargli quali individui della classe dirigente vadano a governare, ma non il modo in cui decidono di farlo.
Per cui questo appello drammatico "o votare o la morte" appare abbastanza ridicolo alla luce di questi fatti. Non sto dicendo che non bisogna votare. Voglio solo invitare i fautori del voto a ridimensionare un po' le loro aspettative circa le elezioni e la drammatizzazione che fanno di una croce su un simbolo.
Dall'altro lato però ci sono gli sfiduciati, i "pessimisti cosmici" quelli per cui nemmeno un Messia potrebbe cambiare le cose. Secondo questi non bisogna andare a votare e così facendo credono di aver risolto tutti i loro problemi. Ne fanno un punto d'onore: pensano che l'astensione sia un dispetto che si fa ai politici, e non si accorgono, infantilmente, che a questi ultimi non interessa minimamente quanti sono gli astenuti, ma soltanto vincere le elezioni. Fossero anche (per assurdo) in dieci a votare, se sei votano per il partito x, quest'ultimo si riterrà più che soddisfatto della vittoria e governerà allo stesso modo che se fossero stati in milioni a votare.
E' veramente sciocco pensare che standosene a casa si possa dare una lezione a chi ci sta antipatico. Se è vero che votare non cambia niente, come loro sostengono, figuriamoci non votare!
Inoltre questo atteggiamento è di un qualunquismo davvero nocivo. Se non si crede nelle elezioni (opinione legittima) ci si dovrebbe attivare e darsi da fare per cercare di compensare questa mancanza. Ci si potrebbe impegnare direttamente in politica oppure attraverso la militanza in movimenti, associazioni o nelle lotte per determinati diritti. E invece in genere i "pessimisti cosmici" non solo non credono nel voto, ma non credono in qualunque forma di partecipazione politica. Un comodo modo per giustificare il loro totale immobilismo. Se fosse stato per loro non ci sarebbe mai stata nessuna presa della Bastiglia, e vivremmo ancora sotto la monarchia.
E' mai possibile che qualsiasi strada sia impercorribile per cercare di cambiare le cose? Secondo costoro la risposta è affermativa. Sono in numero crescente, stanno diventando talmente numerosi che presto sarà davvero impossibile fare qualcosa. Di fronte a loro qualsiasi attivista, anche il più generoso dovrebbe arrendersi, anche l'oratore più abile non riuscirebbe a intaccare la granitica certezza che costoro nutrono nell'immobilità dell'universo.

Io non voglio convincere a votare o ad astenersi. Voglio solo invitare ognuno a giocarsi le proprie carte nel modo più proficuo possibile. I "pro-voto" la smettano con la loro ossessione per un'unica persona. Guardino quelli che sono i candidati e le forze in campo e scelgano non "il meno peggio" ma chi abbia il requisito minimo per poter cambiare qualcosa: essere diverso dagli altri.
Gli "anti-voto" sono convinti dell'inutilità delle elezioni? bene. Non si diano però per vinti. Cerchino qualche forma alternativa di partecipazione.
Purtroppo in Italia c'è una sorta di religione del voto che vede due schieramenti l'uno contro l'altro armati: da una parte quelli che sono convinti dell'imprescindibilità e della assoluta necessità del voto come fosse un bisogno fisiologico, e reputano coloro che si astengono colpevoli di chissà quale immondo peccato, responsabili di chissà quali tragedie. Dall'altra parte ci sono invece quelli per cui, al contrario, votare è un'offesa alla dignità umana e all'onore personale. Mettere una croce su una scheda è per loro chissà quale vergognosa infamia, chissà quale complicità con i peggiori criminali.
Questo perché entrambi danno troppa importanza al voto. Entrambi attribuiscono significati a questa attività che in realtà essa non possiede. Ciò è dovuto alla convinzione che gli eletti siano i veri padroni. Convinzione del tutto errata, perché essi non sono che delle marionette mosse da interessi di portata ben più rilevante e che noi non vediamo accecati dalla nostra furia pro o anti elettorale.
Penso che prima di partire in quarta con le nostre crociate dovremmo effettivamente renderci conto di ciò con cui abbiamo a che fare: che cos'è la democrazia? è vero che i nostri stati sono democratici? chi è che governa realmente lo stato? che potere abbiamo di influenzare la sua azione? A queste domande non sappiamo rispondere se non con stereotipi o luoghi comuni (tipico rifugio di chi non sa ma vorrebbe dare a intendere di sapere). Ed è per questo che prossimamente Eresia rossa si occuperà appunto di queste questioni.

P.S. Un po' di tempo fa invitai anch'io al voto. Ma lo feci in un modo un po' diverso, selettivo, con un criterio, condivisibile o meno. Ne parlai in questo post.



6 commenti:

  1. Io non andrò a votare e non mi ritengo un negativo/cosmico.
    penso che il voto oggi non toglie e non dà nulla in termini di cambiamento dello stato di cose, preferisco percorrere altre strade e impegnarmi su questioni "concrete" con cui tessere quella tela di relazioni che è l'unica cosa da fare in questa situazione.
    Insomma l'astensionismo non è solo "qualunquismo"

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  2. E' sempre importante partecipare

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  3. Io rispetto la tua opinione. Era una critica ai "fondamentalisti" di entrambe le parti.
    Avevo anche io sollecitato chi non vuole votare ad impegnarsi altrimenti, se tu già lo fai tanto di guadagnato.

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  4. Io credo nel voto, nel valore che ha rappresentato nella storia della civiltà, delle donne e degli uomini che hanno messo in gioco la propria vita per guadagnarsi questo diritto. E quindi non amo l'astensione. Detto questo però non sopporto e non ho mai sopportato la filosofia "del meno peggio". Sono perfettamente consapevole che tra la destra e il cosiddetto centro-sinistra ci sono pochissime differenze. E di dare il mio voto ai lobbisti di "sinistra" non ci penso minimamente. Ma, sia in ambito locale che in ambito nazionale, se ci si informa a dovere spesso capita di imbattersi in micro-partiti o candidati che ci provano seriamente a proporre un cambiamento. Non arriveranno nemmeno all'1%? Sticazzi (perdona il francesismo) io li voto. Con sta storia del voto utile raccontano la più grande truffa della democrazia. Votando chi realmente mi rappresenta il mio voto è utile, votando il meno peggio invece il mio voto non è affatto utile. O almeno non è utile a me

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  5. Ho deciso, anzi l'ho anche dichiarato, che non intendo pronunciarmi su astensionismo sì, astensionismo no. Concordo con te che è stupido farne una questione di principio, ma anche su questo so già che troverei tanti dissensi. Sulla base delle mie esperienze precedenti, registro che su questi argomenti non si riesce a convincere nessuno, non almeno a pochi giorni dal voto, e quindi tanto vale sorvolare sull'attualità.
    Si potrebbe al più discutere delle prossime politiche tra tre anni, questo, a mio parere, avrebbe molto più senso.

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  6. I fondamentalismi non mi sono mai piaciuti, quindi concordo con ciò che dici. Da parte mia, io andrò cmq a votare, perchè lo ritengo un mio dovere morale. Con tutti i limiti che questa pseudodemocrazia italiana ha, non penso però che siamo finiti come Colombia o Messico dove la democrazia è solo un nome e di fatto non ce n'è. Mi rifaccio alle parole di Gramsci, al suo insegnamento, soprattutto quando dice "Odio gli indifferenti.Credo che vivere voglia dire essere partigiani.L'indifferenza opera potentemente nella storia.Opera passivamente,ma opera(...)". Certo, non basterà una mia croce sulla scheda elettorale per cambiare le cose.Penso che la "politica" si debba anche fare ogni giorno,nella vita quotidiana,nelle piccole cose che però fanno la differenza.

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