venerdì 22 maggio 2009

Manifesto eretico



Nell'era della televisione spazzatura, della cultura kitsch, del “sonno delle coscienze” e del superficiale come ultima ideologia del capitalismo mondiale e nazionale la rete appare come un valido strumento per contrastare l'egemonia ideologica, oltre che reale, del marcato globale.

Questo blog intende aprire uno squarcio, anche piccolo, nella fitta coltre di oscurità che è calata sulla coscienza degli uomini contemporanei, e italiani in particolare.

Gli ideologi di questa borghesia conservatrice, razzista e clericale che porta impresso il marchio, di cui va tanto fiera, del “made in Italy”, vogliono far passare l'idea che la rassegnazione al messianesimo del berlusconismo, al suo modello reazionario, opportunista e xenofobo, sia l'unica prospettiva valida per l'Italia.

Di fronte a una simile menzogna questo blog intende presentare, nella sua concretezza, la precarietà della condizione sociale delle masse, smentire la teoria della guerra tra poveri (italiani contro immigrati, giovani contro anziani, lavoratori stabili contro precari) quale soluzione alla crisi internazionale del capitalismo contemporaneo e mostrare che l'interesse delle classi sfruttate, dei lavoratori, ma anche della piccola borghesia, non è la falsa alternativa liberismo/statalismo, entrambi interventi calati dall'alto da una elite politica e imprenditoriale, ma l'unità nella difesa dei dritti sociali conquistati con anni di lotte e che adesso la destra sta tentando di erodere col suo consenso artificiale creato sulla base di un monopolio dei mezzi di informazione e di cultura.

Al “nulla di nuovo sotto il sole” dei politicanti al servizio della lobby industriale e bancaria, opponiamo quindi una autentica “eresia”, una denuncia della contraddizione tra la rappresentazione del mondo propagandata dal sistema mediatico e la realtà degli uomini “in carne ed ossa”; “rossa” perché intende, senza falsi pudori, rimettere al centro della riflessione quei pensatori della sinistra che nel passato (ma ancora con grande modernità) hanno condotto una critica serrata e sistematica al sistema di produzione. Primo fra tutti Karl Marx, la cui opera costituisce un'autentica “rivoluzione copernicana” nella storia del pensiero, ribaltando il rapporto tra ideale e materiale e assegnando la preminenza a quest'ultimo e mostrando l'interesse economico di coloro che dichiaravano di agire in nome di un qualche astratto ideale falsamente universale. Come quello della Chiesa che dietro la sua ipocrita e regressiva “difesa della sacralità della vita” nasconde, nella realtà dei fatti, interessi ben più terreni e materiali.

Noi, non ci lasciamo irretire dalla subalternità di quei politicanti cosiddetti “riformisti” che invece di contrapporre una radicale e chiara alternativa al modello delle destre, si ostinano in un fallimentare moderatismo. La teoria che ogni forza politica di tendenza progressiva debba conquistare consenso tra una parte dei conservatori (dimenticando la propria “base” progressista) e per farlo debba essere sempre più accomodante verso le loro idee è stata sconfitta dalle “dure repliche della storia”, e dall'intransigenza di una destra che si propone senza remore, abbandonando ogni profilo, anche solo di facciata, moderato.

Vogliamo quindi riproporre la migliore tradizione della sinistra, quella che è stata malauguratamente dimenticata da un opportunismo elettoralista sconfitto sul suo stesso terreno, quello del consenso.

Vogliamo ripartire dalla critica al capitalismo, tanto più attuale quanto la crisi internazionale ha mostrato gli effetti deleteri del “libero” mercato, dell'assenza di intervento pubblico in economia, della privatizzazione di settori fondamentali, della destrutturazione dello stato sociale, della devastazione dell'ambiente in nome del profitto e dell'aggressione ai diritti dei lavoratori.

Vogliamo esaminare, a livello internazionale, le opportunità che si presentano per una rinascita di una sinistra vera, “radicale” senza ambiguità, e delle alleanze di questa con le forze progressiste, in quelle parti del mondo in cui si è già affermata e lavora per una trasformazione della società, come in America latina, e laddove tenta, seppur faticosamente, di ricostruire il proprio modello, come in Europa.

Vogliamo riproporre, a livello nazionale, un antiberlusconismo “senza se e senza ma”, unione di tutte le forze progressive in opposizione alla cultura e all'interesse incarnati nel nuovo “bonapartismo”, un'alleanza sul modello di quella antifascista e democratica nata dalla lotta partigiana.

Vogliamo riaffermare i principi dell'antifascismo e della democrazia e i valori dettati dalla Costituzione, di fronte alla nuova e temibile ondata di revisionismo storico che attraversa l'Italia, e che in nome di una falsa “riconciliazione” pretende di parificare coloro che combatterono per la democrazia e coloro che tentarono di seppellirla.

Vogliamo opporre l'anticlericalismo quale risposta all'invadenza clericale e all'influenza funesta della lobby vaticana all'interno della politica italiana, fondamentale per affermare la laicità dello stato. Di contro alle pretese e ai privilegi delle gerarchie ecclesiastiche.

Vogliamo sostenere un internazionalismo convinto quale argine all'intolleranza e alla xenofobia che sta rialzando la testa, in Italia e in Europa, e quindi l'uguaglianza di tutte le razze e di tutte le culture e la loro pari dignità, il diritto di ogni uomo, senza alcuna distinzione nazionalistica, ad emigrare e a ricercare condizioni di vita favorevoli.

Vogliamo ribadire infine la centralità del lavoro quale luogo di ricerca e di realizzazione di tutte ciò: dell'opposizione alla nuova Restaurazione, fascista e clericale, della ricostruzione della sinistra, e dell'unione delle classi oppresse di tutto il mondo sotto il quanto mai attuale appello “i lavoratori non hanno patria”.

4 commenti:

  1. Sono rimasto impressionato dal tuo blog e dalla sua veste grafica.
    Ma non solo.
    Mi ha anche impressionato l'assenza di qualche notizia su di te: di norma, un blogger si presenta e spiega le ragioni le sue strategie.
    Un'altra cosa che mi ha impressionato è il linguaggio che usi, che è fatto di slogan e di certezze, e mira ad attaccare gli avversari politici.
    È la logica del muro contro muro: dentro il mio recinto c'è la verità, fuori la menzogna; chi è con te è bravo e buono, chi è contro di te è un perverso.
    Non vedo alcuna dialettica, alcuna apertura nei confronti di chi non dovesse pensarla come te.
    Non vedo nemmeno un tentativo di spiegare, in modo organico, il tuo modello politico a chi, per esempio, come me, è desideroso di conoscerlo.

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  2. Sinceramente non capisco: ognuno è libero di esprimere ciò che pensa, senza censure. Ho dialogato con te, anche se la penso diversamente e ho ascoltato le tue argomentazioni condividendole quando ho potuto, replicandovi quando dissentivo. Può darsi che a te non piaccia uno stile "deciso", ma la decisione con cui sostengo le mie idee non è sinonimo di chiusura.

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  3. Sarà, ma in ciò che dici non vedo alcuna apertura, non vedo spazi per un dialogo, vedo solo propaganda di partito.
    Tu sei libero di esprimerti nel modo che più ti aggrada.
    Io ritengo di dover essere libero di esprimere ciò che penso, così come tu sei stato libero di esprimere le tue opinioni sulle mie idee.
    Il confronto democratico è questo.
    Ritengo fuori luogo parlare di "censura".
    Se tu non vuoi che io intervenga sui tuoi articoli, non devi fare altro che dirmelo.

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