lunedì 25 maggio 2009

La Santa Alleanza: Berlusconi-Confindustria



Tra il balbettio confuso dell'opposizione parlamentare Berlusconi continua il suo attacco alle istituzione democratiche, portando avanti la sua strategia volta a scardinare il fondamento democratico delle istituzioni e ridurle sotto il suo controllo. Dopo aver attaccato la magistratura, adesso è la volta del parlamento. Il pretesto è dato dalla proposta demagogica di ridurre il numero dei parlamentari, con la conseguenza di ridurre anche la democrazia, e di rendere più forte un governo già troppo forte.

Tutto è cominciato all'assemblea di Confindustria. Mentre i giornali e le televisioni, anche quelle non filogovernative, cadevano nella trappola di farsi distrarre da una battuta di Berlusconi sulla presidentessa degli industriali Marcegaglia, il capo di governo iniziava a sferrare uno dei colpi più duri alla Costituzione.

Quando infatti la Marcegaglia ha esortato il governo a fare “le riforme” (ci sarebbe da chiedersi quali riforme, forse quelle contro il lavoro già preparate dal ministro Sacconi e che farebbero tanto comodo a Confindustria?) Berlusconi ha colto l'occasione per dire che in Italia queste “riforme” non si possono fare se non si rafforza il governo. Da lì è partita tutta una campagna che mira a legittimare questo nuovo cesarismo e a delegittimare ogni altro potere diverso da quello esecutivo (magistratura e parlamento). L'obiettivo è chiaro: in cambio di un ulteriore aggressione ai lavoratori attraverso la destrutturazione del welfare che ancora rimane che farebbe comodo a Confindustria ci si assicura l'appoggio degli imprenditori nel tentativo di svuotamento dei meccanismi democratici dello Stato. Il Ministro Sacconi ha già pronto il nuovo pacchetto antioperaio: privatizzazioni, aumento dell'età pensionabile e abolizione dello Statuto dei lavoratori. E ha già ottenuto la limitazione del diritto di sciopero. Tutto questo porta a una spirale perversa: le “riforme” sono il pretesto per andare verso una deriva autoritaria e questa permette sempre più provvedimenti antipopolari (seppur non sempre impopolari a causa dell'informazione di regime). Più “riforme”, meno democrazia; meno democrazia, più “riforme”.

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