domenica 28 febbraio 2010

La strage dimenticata

Mentre tutti sono intenti a occuparsi delle regionali del Lazio, dove si sfidano due candidati praticamente identici, vorrei ricordare uno dei tanti massacri dimenticati, come spesso capita quando a commetterli non sono fondamentalisti islamici ma gli americani o i loro alleati. È la tragedia dei curdi, un popolo perseguitato per anni. Un genocidio scandaloso praticamente sconosciuto all'opinione pubblica e ignorato dai media e da coloro che inseguono le "rivoluzioni colorate" o che si fanno fotografare accanto a un monaco tibetano.
Durante la guerra in Iraq e la sbornia militarista del mondo, compresi quelli che adesso gridano "Yes, we can" le televisioni e i media non si stancavano di raccontarci del massacro dei curdi iracheni "gassati" da Saddam, senza dire che quella strage fu possibile grazie alla complicità degli americani che dopo avere istigato i curdi alla ribellione si accordarono con il dittatore iracheno consegnandogli praticamente nelle sue mani quel popolo.
Ma non ci hanno raccontato neanche della persecuzione in Turchia dei militanti del PKK con la solita scusa della "guerra al terrorismo" da parte proprio dei maggiori responsabili del terrore. I curdi subirono torture, deportazioni e assassini da parte dell'esercito e del governo turco, col benestare di Stati Uniti, e di molti paesi europei come la Germania e la stessa Italia che vendettero armi ai terroristi turchi per poi ergersi a difensori delle "libertà" contro i "paesi canaglia".
E la stessa Italia celebrò processi contro le vittime di quella strage permettendo ai torturatori di testimoniare sotto anonimato contro le proprie vittime.
Il tutto mentre una certa sinistra si erge a paladina della magistratura "senza se e senza ma".
Magari la prossima volta che vediamo questi individui riscuotere applausi gridando "Tibet libero", per potersi poi candidare alle regionali, una piccola riflessione dovremmo farla.

Mentre oggi, in Turchia ad andare in galera, per tentato Golpe, sono gli stessi generali ed ammiragli che da decenni in quel paese hanno condotto campagne di sterminio ed annientamento dei Curdi, e che in occasione della follia collettiva post-11 settembre, quando si stilavano le liste internazionali di “nemici/terroristi globali” erano riusciti ad inserire partiti ed organizzazioni di opposizione, in Italia, sempre oggi ad essere incarcerati sono le loro vittime, i Curdi.

In questo quadro va intesa l’odierna “brillante operazione “ contro reclutatori alla guerriglia curda e turca.Una dozzina di aspiranti combattenti in Italia e altrettanti in Francia, parlano le cronache e addirittura c’era pure qualche italiano che li aiutava….!!!

Per l’ennesima volta, come sta succedendo sempre più spesso, la sinistra volta la faccia dall’altra parte, presa dal vortice di adesione unanimista al partito dei giudici e dei Pubblici ministeri dimenticando quello che fu il cavallo di battaglia e il legante ,di essa, per oltre un secolo:la solidarietà internazionalista alle lotte di liberazione nazionale .

La solidarietà al popolo curdo stritolato tra l’Iraq di Saddam , l’Iran dello Scià e poi dei Mullah, e la Turchia dei generali golpisti filoNATO ed Israele vide in Italia un paladino eccezionale: il compagno Dino Frisullo , scomparso 7 anni fa , le cui ossa oggi si staranno torcendo dinanzi il miserabile silenzio con cui è stata accolta la notizia di questa brillante operazione.

Siamo sotto elezioni! Nessuno vuole arrischiare di perdere un solo voto, dicendo che gli arrestati sono le vittime e che il diritto alla Resistenza è sancito dalla nostra Costituzione…

Vogliamo ricordare nelle pagine del nostro sito http//:www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm

quando un’altra guerra, decretata dalla “Comunità internazionale “ contro i terroristi vietcong, scuoteva le coscienze e le piazze del mondo e come dall’Italia uomini e donne volontariamente

vollero andare a prestare la loro opera al fianco del Vietnam, organizzati dal Partito Comunista

Italiano. Pagine scomode ma degne di esser lette che possiamo ritrovare non su opuscoli di propaganda di partito bensì nei diari e reportage della “stampa borghese” di 50 anni fa divenuti in seguito dei best seller.

Da uno di questi, dal titolo emblematico “ Siamo tutti in guerra” di Corrado Pizzinelli –Longanesi editore vogliamo ricordare la vicenda del medico Franco, di Torino, medico, comunista, con una falce e una stella tatuati sul braccio, che con un viaggio organizzato dal PCI , insieme ad altri suoi compagni, passando da Berlino, Varsavia, Mosca, Pechino, Hanoi,giunse dopo un mese e mezzo di viaggio al confine cambogiano per poi attraversare il confine del Vietnam del SUD per installare un ospedale da campo dei guerriglieri, pardon, oggi diremmo dei terroristi internazionali, una vicenda triste e cruda quella narrata dal giornalista della Gazzetta del Popolo, terminata paradossalmente dopo che l’internazionalista Franco ferito e medicato è accolto da dei proprietari di una fattoria francesi-italiani ( signori Battaglia), morì per mano dei Vietcong stessi che credevano che lui li avesse traditi.

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Una vicenda vera, ma, che, eliminando ogni forma di romanticismo, ci riporta alla dura realtà della guerra che travolge sul suo cammino tante vittime innocenti, ma… come , si diceva allora, come fare a voltare lo sguardo dinanzi alle stragi dei marines a MY LAI o quelle dei B52 su Hanoi? Ebbene oggi basta qualche pugno di voti promesso da qualche benpensante radical-chic per tacere sull’infamia di Gaza, o quella delle centinaia di villaggi curdi distrutti dai militari turchi, sulle stragi di civili nelle tante guerre umanitarie e sui milioni di morti di fame.

La Turchia , concluderebbe Dino Frisullo, con una delle sue analisi piena di cifre e statistiche, è un partner importante , specialmente per le nostre industrie di armamenti, quelle dell’alta tecnologia sulla quale si spera che faccia ripartire la nostra economia, quindi… che valgono le vite di un pugno di giovani idealisti che volevano andare a combattere per l’indipendenza del loro paese? Presto una sentenza di un nostro tribunale , dopo la testimonianza dei soliti torturatori turchi a volto coperto, come è successo al comunista turco AVNI ER, decreterà la loro espulsione verso la Turchia e la loro morte assicurata in un lager turco. In compenso qualche manager incasserà laute ricompense e un po’ di operai nostrani potranno tirare un sospiro di sollievo: "Niente cassa integrazione quest’anno! La Turchia ha confermato gli acquisti di nuovi elicotteri, nuovi sistemi d’arma e nuovi radar alle nostre aziende nazionalpopolari".

Osservatorio sui Balcani di Brindisi http//:www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm

Brindisi 26 febbraio 2010

giovedì 11 febbraio 2010

Privati dell'acqua

Mentre noi perdiamo tempo a discutere del legittimo impedimento, delle frequentazioni di Berlusconi o di Di Pietro o di altre cose più o meno futili, il governo lavora alacremente per il bene delle lobby economiche e delle multinazionali e per privarci di beni indispensabili o inalienabili come dice un certo universalismo a dir la verità un po' astratto. Uno di questi beni è l'acqua, il nutrimento principale di qualsiasi creatura vivente, comprese quelle umane. In realtà l'acqua si è dimostrata un bene alienabilissimo, soprattutto quando ci mettono le unghie forti interessi economici, l'Unione europea e le marionette di un governo nazionale. La Camera ha approvato qualche giorno fa la norma che obbliga i comuni e gli enti locali a mettere a gara la gestione dei servizi di fornitura dell'acqua gestiti da società a capitale pubblico. Libero mercato, si dirà. Certo, liberissimo per chi fa profitto. Ma come sempre questo regime si rivela non così libero come si era voluto far credere. E infatti la legge prevede che il capitale pubblico nella gestione non possa superare il 30% di quello societario, ovvero la maggioranza schiacciante deve essere dei privati, non proprio quella che si dice “l'uguaglianza delle opportunità” tanto cara ai liberali. Più in concreto tutto ciò significa che l'acqua continuerà a restare in mano privata, laddove è già privata e privatizzata laddove è ancora pubblica. In verità ciò non è qualcosa di recentissimo, in molti comuni, compresi quelli gestiti dal “centrosinistra” (molto più centro che sinistra) si è già provveduto da tempo a privatizzare questo bene. E ciò pare sia l'orgoglio di alcuni politici del Pd, quello di avere privatizzato un bene inalienabile per primi in Italia, come è successo ad Arezzo. Certo, in tutti questi anni ci hanno raccontato che il settore pubblico non funziona o funziona male, soggetto a sprechi e a inefficienze. Il privato invece funziona sempre, forte dell'aura di “modernità” o di “modernizzazione” che i profeti delle magnifiche sorti e progressive del capitalismo gli hanno cucito addosso. Peccato che la realtà dica proprio il contrario. E cioè che laddove la gestione dei servizi idrici è pubblica si ha non solo un servizio migliore, ma anche a costi più bassi per l'utenza. Ed è normale che sia così. Sembra che certi grandi analisti economici abbiano dimenticato quella che su tutti i libri di economia dovrebbe essere chiamata “Prima Legge del Mercato”: una società a capitale privato a scopo di lucro agisce sempre per l'interesse suo privato, ovvero per la massimizzazione dei profitti e la minimizzazione dei costi e mai per un interesse che possa andare oltre quello suo proprio. E francamente io il premio nobel per l'economia lo darei a chi avesse il coraggio di dire questo pubblicamente, anche se si tratta di un'ovvietà imbarazzante. Qual è l'altrettanto ovvio corollario di questa legge? Che se una società privata deve scegliere tra l'interesse collettivo, dell'utenza (minimizzazione delle tariffe e massimizzazione degli investimenti di gestione) e quello suo privato (massimizzazione delle tariffe e minimizzazione degli investimenti di gestione) sceglierà, come è naturale, quest'ultimo. Al contrario una società di servizi a capitale pubblico tenderà ad agire primariamente per la soddisfazione dell'utenza e per la qualità dell'offerta e solo secondariamente per il guadagno. E andate allora ad Agrigento, dove c'è stata la privatizzazione e fatevi dire dal primo che incontrate se paga di meno o di più e com'è la qualità del servizio che ottiene in cambio, ammesso che si possa chiamarlo servizio. Andate poi a Milano, comune amministrato dal centrodestra (lo sottolineo per quegli sciocchi che pensassero che sono contrario alle privatizzazioni perché le fa la destra) dove la gestione delle acque è tutta del Comune e dove l'acqua minerale viene distribuita gratuitamente in apposite isole della città, con piena soddisfazione dei milanesi. Domenica scorsa c'è stata l'interessantissima puntata di Presa diretta, la trasmissione di Riccardo Iacona che non mi stancherò mai di elogiare – che invece di occuparsi delle auto blu o degli stipendi dei parlamentari tratta temi come l'immigrazione, il lavoro, la casa, la scuola, e appunto la gestione dei beni fondamentali – e veniva mostrato proprio quanto finora detto, comparando i Comuni dove la gestione è privata con quelli in cui è pubblica. Veniva anche mostrato quanto ha fatto il Comune di Parigi che dopo venticinque anni ha deciso di tornare alla gestione pubblica.
Non mi sognerei nemmeno di addossare la colpa di quanto sta accadendo tutta quanto sul governo attuale. Io sono tra quelli che credono che i governi nazionali siano degli specchietti per le allodole, puri riflessi di interessi che hanno referenti ben più importanti e influenti. L'Unione Europea, ad esempio, si comporta proprio in modo tale da favorire questi interessi e in questa direzione va anche il Trattato di Lisbona (guardate che fine ha fatto la povera Irlanda che aveva osato rifiutarlo) altra monumentale truffa, totale spoliazione dei nostri diritti, tra il vergognoso silenzio di stampa e televisione e ovviamente della politica italiana, il quale obbliga gli stati membri alla privatizzazione dei servizi. L'Europa un tempo era famosa come il continente in cui lo strapotere del mercato era in parte arginato, dove lo Stato interveniva per garantire almeno certi diritti fondamentali. Ebbene pare che stia avvenendo il contrario e presto l'Europa potrà essere il regno del liberismo, grazie ai burocrati della UE, alle banche e alle multinazionali dei servizi.
Per concludere vorrei sfatare un altro luogo comune, quello secondo cui le aziende pubbliche sarebbero necessariamente dei carrozzoni indebitati e quelle private quanto meno hanno una certa disciplina di bilancio. Falso. Le società private sono indebitate e aumentano le tariffe per diminuire il debito. Chi è ora che si avvantaggia di questa situazione? Le banche, perché sono loro che usano l'arma del debito per ricattare la società e che di fatto hanno in mano il mercato dei servizi.
Non vorrei che tra qualche anno ci ritrovassimo tutti nella condizione dei nostri bisnonni o trisavoli: senza servizi igienici, a dover fare la fila per strada per comprare l'acqua.


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