lunedì 25 gennaio 2010

Alieni e immigrati

Un saluto a tutti e ben ritrovati dopo questo mio lungo periodo di assenza e questa lunga vacanza di Eresia rossa (non del suo autore però!). Molti di voi forse mi avranno, comprensibilmente, abbandonato, data la mia prolungata assenza, ma spero possiate tornare numerosi. Devo dire che ci sono tanti argomenti con cui avrei voluto ricominciare. Ma probabilmente già se ne occupano, ed esaustivamente, altri blog. Perciò desidero parlarvi di un film, che consiglio caldamente di vedere. Si chiama District 9, uscito qualche mese fa, e forse alcuni di voi l'hanno già visto. È una intelligente satira sociale (anche se drammatica) di genere fantascientifico. Una nave aliena sbarca a Johannesburg (tra le righe si legge un riferimento all'apartheid) e resta ferma a causa di un guasto. La popolazione aliena della nave viene rinchiusa in un campo chiamato appunto “Distretto 9”. Gli alieni (soprannominati spregiativamente “gamberoni”) sono così costretti a vivere in una specie di “bidonville”. A seguito della crescente tensione con gli umani il governo sudafricano decide di trasferire gli alieni in un nuovo campo e incarica di farlo l'agenzia MNU rappresentata da Wikus Van De Merwe, il quale tratta gli alieni senza troppi riguardi. Tuttavia dovrà presto ricredersi a seguito di un inspiegabile evento che lo trasforma da carnefice a vittima. Mi fermo qui, nel caso non l'abbiate visto e vogliate farlo (e ve lo consiglio).
La pellicola riesce ad essere molto efficace nel rappresentare la situazione inizialmente dalla parte degli uomini, i quali non hanno molte preoccupazioni per la sorte toccata agli alieni, esseri mostruosi e orripilanti, che possono anche essere uccisi senza pietà alla minima infrazione. In seguito c'è un capovolgimento e il punto di vista diventa quello degli alieni costretti a sopravvivere duramente su un pianeta ostile.
Pensate anche voi quello che penso io? Sostituite “alieni” con “immigrati”, l'appellativo “gamberoni” con “negri”, “Distretto 9” con “Centro di Identificazione” e otterrete non la trama di un film di fantascienza, ma la realtà. Una realtà che sembra tra l'altro replicarsi periodicamente, come già è successo giorni fa nell'“accogliente” Rosarno. Questa associazione io l'ho fatta subito. È inevitabile. Non è provincialismo, il voler ricondurre tutto al cortile di casa propria. La vicenda di Rosarno è sintomatica di un fenomeno mondiale, che coinvolge la specie umana in quanto tale e la sua organizzazione sociale.
L'aspetto che la pellicola centra in pieno è la segregazione come fenomeno profondamente moderno, talmente moderno da essere trasponibile in un'opera di fantascienza. Fenomeno, purtroppo, assai sottovalutato, oggi. Si pensa alla segregazione come a qualcosa che avvenne in passato, la cui ultima e tragica apparizione fu proprio quella sudafricana. Eppure essa è sempre presente, magari sotto nuove forme. Ovunque nel mondo si trovano situazioni come queste. Basta andare in Palestina e vedere come il governo israeliano tratta i palestinesi, oppure in Cecenia, o nelle prigioni della Libia, a seguito dell'accordo col nostro governo, o nella stessa Italia. I fenomeni migratori si rafforzano, perché si inaspriscono guerre, carestie e miseria. Alle migrazioni i governi rispondono con un rifiuto oppure con la segregazione, scoraggiando in tutti i modi la mescolanza e costruendo muri, compartimenti stagni.
La caccia al negro di Rosarno non è un episodio di cronaca locale o nazionale. È una questione che sta assumendo proporzioni gigantesche e che le azioni dei governi e dei potentati economici aggravano costantemente.
La segregazione non è l'apartheid di un paio di decenni fa, il razzismo non è il lascito di un passato barbarico. È qui e ora. È questo il senso del film: è qualcosa di profondamente moderno, radicato nelle nostre società e che riaffiora non appena qualcosa di inaspettato e di diverso infrange il precario equilibrio delle nostre metropoli, o delle nostre province, che ci illudiamo di poter conservare. Non a caso il film è ambientato nel 1982. Il passato è presente. Probabilmente possiamo rassicurarci con l“'uguaglianza formale” scritta sulle leggi, o con l'apparente noncuranza che ostentiamo di fronte alla diversità, ma ciò non cancella una caratteristica profonda della nostra società. Essa è razzista strutturalmente e per costituzione: una verità sconcertante, certo, ma pur sempre una verità, come l'“esperimento virtuale” di District 9 dimostra ampiamente.

9 commenti:

  1. Bentornato, Matteo!

    Mi proverò a guardare il film, non sei il primo che me lo consiglia!

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  2. Ti aspettavamooo... felice di rileggerti!

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  3. Sono veramente contento di ritrovarti e ritrovare i tuoi post.
    Mi hanno parlato bene di questo film... dovrò vederlo.
    un saluto

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  4. Bentornato Matteo!
    Bello e pertinente il parallelo che tracci partendo dalla trama del film per arrivare alla nostra realtà.
    Siamo un popolo di automi, con pensieri standard ed emozioni cancellate.
    L'interrogativo per le future generazioni non sarà più dov'è Dio ma, dov'è l'uomo.
    Mi hanno colpito molto gli ultimi due paragrafi del tuo post, quando parli di "uguaglianza formale" e di razzismo nella struttura e nella costituzione della nostra società.
    Una critica dura, ma vera.
    Che io pienamente condivido.
    Bello davvero questo tuo post,permeato come sempre di passione e di profondità di analisi.
    Sai trattare gli argomenti "pesanti" della politica e del sociale senza scadere nell'ovvio.
    Senza annoiare.
    E, sempre, con uno stile molto personale.
    Appassionato.
    Saresti un ottimo giornalista-scrittore.
    Marilena

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  5. Sono tra quelli che l'aveva visto e l'aveva molto apprezzato.

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  6. Sì, bentornato (esami da preparare?):
    non so, a me sembra un esempio di razzismo all'incontrario (per quanto riguarda associare l'apartheid del passato di quel paese, alle reazioni della popolazione nel film)...
    eppoi, se questi alieni sono capitati sulla terra per un guasto, i migranti scappano dalle loro terre perchè costretti dalle guerre!
    ma non posso terminare la mia analisi, perchè so com'è il finale e così facendo lo rivelerei (che è per me, comunque, un brutto messaggio);
    forse sarebbe stato più onesto, appunto, anzichè fare dei riferimenti sbagliati, parlare sinceramente del presente!

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  7. Bentornato e grazie sel suggerimento, il film non lo visto ma rimedierò.

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  8. Bentornato e ben ritrovato! Il film non l'ho ancora visto (e anzi ti ringrazio di non aver svelato il finale) ma ne avevo già sentito parlare in maniera molto positiva. Quanto prima colmerò questa mia lacuna e lo guarderò. Il cinema che oltre ad essere intrattenimento fa riflettere, beh, diventa sempre più raro e di questi bisogna fare tesoro.
    A presto

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