lunedì 7 dicembre 2009

Perché vi odiano



Caro Segretario di Stato Hillary Clinton, a seguito della sentenza sull'omicidio Kercher che ha condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito rispettivamente a 26 e a 25 anni di reclusione, i giornali americani hanno sollevato uno scandalo incomprensibile. Premetto che non sono accusabile di nazionalismo né di difendere ad oltranza la magistratura italiana e chi segue ciò che scrivo lo sa. Però, questa volta, caro Segretario di Stato, avete torto marcio. Voi, i vostri giornali e i vostri politici. A cominciare dalla senatrice Maria Cantwell del suo stesso partito, che crede evidentemente di sapere meglio dei giudici che si sono occupati del caso e che lo hanno studiato, quale sia la verità, per finire a tutti quelli secondo cui la sentenza sarebbe stata dettata da “antiamericanismo”. Un idea davvero demenziale, perché solo un demente potrebbe pensare che un giudice emette una sentenza che condanna un americana perché gli sono antipatici gli americani. Un'idea che denota tutta l'ignoranza e la superficialità di chi la esprime e che mi rattrista non sia stata censurata dal suo partito. Mi rattrista anche che lei, Signor Segretario di Stato, invece di prenderne le distanze e di dire se non di condividere, quanto meno di rispettare la sentenza della magistratura italiana, ha detto di essere pronta ad ascoltare chiunque avesse qualcosa da dire sul caso, come se il compito di un politico non fosse quello di occuparsi dei problemi del proprio paese, ma di mettere il naso in faccende che non li riguardano, come le sentenze emesse da giudici di altre nazioni, che in quanto a diritto, onestamente, non hanno nulla da imparare dal vostro sistema. Anzi, se c'è qualcuno che dovrebbe imparare quelli siete voi. Ho già detto che sono quanto di più lontano ci sia da un nazionalista. Però, come diceva un vecchio cantautore italiano:

“...ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono”

Allora mi permetta di sbatterle in faccia i nostri oltre duemila anni di civiltà giuridica. Mi permetta di sbatterle in faccia che noi di diritto ci occupiamo da molti secoli prima che gli Stati Uniti nascessero. Mi permetta di sbatterle in faccia che senza il diritto romano la civiltà giuridica occidentale non esisterebbe nemmeno. Mi permetta di sbatterle in faccia chi fu Cesare Beccaria che scriveva contro la tortura e la pena di morte quando voi sfruttavate ancora gli schiavi nelle piantagioni. Mi permetta di sbatterle in faccia la nostra Costituzione, nata dalla Resistenza contro l'oppressore, e di fronte alla quale dovreste togliervi il cappello. In tutto questo tempo, qualcosa lo avremmo pure imparato, non le pare?
Ma potevo pure accettare questa lezione di diritto da un francese, o da un brasiliano, soprattutto dopo la vicenda Battisti in cui i giudici di questi altri paesi hanno effettivamente mostrato di essersi comportati meglio dei nostri. Del resto nessun sistema è perfetto. Ma non posso accettarlo in nessun modo dal vostro paese. Mi pare che non sia il caso di ricordarle, Signor Segretario di Stato, il disastro del Cermis in cui, a causa di piloti americani, che con un eufemismo molto generoso si possono definire scellerati, perirono venti miei concittadini, i quali, a causa degli impedimenti frapposti dal vostro paese, non poterono avere mai giustizia. Non mi pare sia il caso di ricordarle, per andare ancora più a ritroso nel tempo, il caso dei due anarchici italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, che, innocenti, furono condannati dai vostri giudici alla sedia elettrica. Alla sedia elettrica, Signor Segretario, non a 26 anni (che in Italia possono essere ridotti nel corso della pena).
Mi preme invece farle notare, come i vostri “censori” prima di giudicare cose che non conoscono nemmeno dovrebbero pensare alla trave negli occhi del paese a cui appartengono. Alla giustizia italiana si possono fare tante accuse. Ad esempio quella della lunghezza dei processi. Ma non si può fare per nulla al mondo l'accusa di mancanza di garantismo. I vostri giornali, Signor Segretario, stanno tentando di far passare ai loro lettori un'immagine dell'Italia come quella di un paese barbaro, forcaiolo, “giustizialista” come si dice, dove si verrebbe condannati dopo processi sommari. Mi dispiace, Signor Segretario di Stato, ma non siamo noi i forcaioli, non siamo noi i barbari, non siamo noi i giustizialisti. Non lo siamo, quantomeno, rispetto a voi. Noi, ad esempio, non abbiamo la pena di morte. Salvo durante il fascismo (e per prevenire vostre probabili osservazioni aggiungo che voi avete contribuito a sostenerlo) in Italia la pena di morte non è mai esistita. I nostri “padri nazionali” hanno sempre assunto una posizione di rifiuto verso, questa volta sì, un tale barbaro strumento. Giuseppe Mazzini, celebre rivoluzionario e patriota italiano, aveva sempre espresso il suo giudizio fortemente contrario nei confronti della pena capitale. Altrettanto fece il neonato stato italiano nel 1861. Nel 1946 nacque la Repubblica e i padri costituenti furono praticamente all'unanimità d'accordo nell'escluderlo dal nostro ordinamento. Voi, invece, lo avete sempre avuto. Come una macchia indelebile sul vostro sistema, la pena di morte non ha mai smesso (e io spero che lo faccia presto) di accompagnarvi. Avete avuto prima l'impiccagione. Poi siete passati alla sedia elettrica. Fino a ieri avevate persino la camera a gas. Non starò qui a enumerare tutti i trattati internazionali sui diritti umani che non avete firmato. E quelli che avete firmato violandoli, come dimostrano le torture praticate dai vostri soldati a Guantanamo. Ma voi, Signor Segretario, non potete proprio permettervi il lusso di dare lezioni di garantismo a noi italiani. Questo proprio mai. Forse dovrebbe dire alla sua collega Maria Cantwell di informarsi, e vedrà che l'ordinamento italiano possiede non uno, ma tre gradi di giudizio. Al contrario degli Stati Uniti in cui si accettano casi di ricorso alla Corte Suprema solo in via eccezionale. Dovrebbe dirle inoltre che da noi le indagini le fa il Pubblico Ministero, un magistrato, non un comune agente di polizia. Dovrebbe dire alla senatrice ignorante che un caso del genere, fossimo stati in America, ci sarebbe stata una condanna come minimo all'ergastolo, se non addirittura a morte, quindi è inutile che si lamentano coloro che giudicavano eccessiva la pena. Il nostro ordinamento prevede che la pena tenda alla rieducazione del condannato. Per cui può darsi che Amanda Knox e Raffaele Sollecito (quest'ultimo se fosse stato da solo nessuno di voi bravi americani garantisti se ne sarebbe occupato perché non è nato in America) non scontino per intero la loro condanna. Infatti, in Italia viene applicato un principio in linea con i più avanzati sistemi penali (tra cui, mi duole dirlo, non figura il vostro!) secondo cui, prove statistiche alla mano, i detenuti che escono prima della scadenza della loro condanna è assai probabile che non reiterino il reato.
Dica anche alla senatrice Cantwell che, da noi, non si finisce in galera per non aver pagato delle contravvenzioni. È vero, anche da noi, purtroppo, talvolta (sempre troppo spesso) i detenuti vengono maltrattati e a volte uccisi. Ma cosa dire allora dei cittadini di colore che negli Stati Uniti subiscono costantemente violenza da parte delle vostre forze dell'ordine? Vogliamo vedere, in proporzione, quanti episodi di violenza accadono nelle vostre carceri (soprattutto quelle di massima sicurezza!) e quanti nelle nostre? Basti sapere che in Italia i detenuti sono lo 0,1% della popolazione, in America si arriva all'1%, dieci volte tanto!
Fossi Amanda Knox, mi riterrei fortunato, dopotutto, di scontare la pena in Italia e non negli Usa (dove avrebbe potuto costargli anche la vita). Mi riterrei fortunato di essere stato giudicato da un tribunale italiano e non da uno americano. Il nostro sistema, Signor Segretario, permetterà ad Amanda Knox, che ha commesso un gesto ingiustificabile checché ne dicano i sui genitori e la senatrice Cantwell, il più grave dei delitti, quello di sopprimere una vita umana, di scontare la pena, comprendere, forse, il suo tragico errore, e, una volta fuori di prigione, ricostruirsi una vita normale e rispettosa degli altri esseri umani. Certo, non è detto che comprenderà il suo errore, che si pentirà per quello che ha fatto. Soprattutto se è circondata da persone, come i suoi genitori, ma anche certi giornalisti, e certi politici, che giustificano il suo gesto.
I genitori, per primi, per quanto questo possa essere doloroso, dovrebbero rendersi conto del male che ha fatto la loro figlia a una sua coetanea, una sua concittadina e soprattutto una persona. Del male che ha fatto ai familiari di Meredith Kercher, cui il nostro tribunale ha reso quantomeno giustizia. Dovrebbero rendersi conto che quei familiari hanno subito una perdita molto più grave della loro. Perché in Italia non vige la legge del taglione.
In secondo luogo, i giornalisti americani, che non so se si rendono conto della quantità di menzogne che stanno raccontando ai loro concittadini, danno un'immagine falsata di un paese, il mio, che non gode di buna reputazione, ma che in realtà non conoscono.
The last but not the least, come dite voi, i politici – a cominciare da lei Signor Segretario – che non si rendono conto dell'ingiustizia che fanno all'Italia che ha sempre mostrato lealtà nei vostri confronti, spesso immeritata. L'Italia, che ha offerto il sacrificio dei propri soldati per guerre che non condivideva (cioè il popolo non le condivideva, i governanti e le multinazionali sì) sopportando servitù militari quantomai anacronistiche, non merita tutto questo.
Voi, occupate incarichi di responsabilità, dovreste sapere allora quali problemi le posizioni di certi vostri senatori e senatrici possono provocare a noi. In Italia infatti è in corso un'opera di delegittimazione dell'apparato giudiziario, da parte dell'esecutivo, opera che avrà dalla sua, ora, il contributo di un alleato insperato e quanto mai inopportuno.
Dopotutto, Signor Segretario di Stato, questa vicenda potrebbe apparire secondaria alla luce degli eventi che il mondo intero si trova ad affrontare. Ma se si vede la questione da un altro punto di vista si può scorgere un significato più profondo e fondamentale.
L'atteggiamento che il vostro paese ha tenuto nei confronti del nostro paese, è indice, infatti, caro Signor Segretario, di un'arroganza e di una spocchia che non può non risultare insopportabile a chi non è vostro connazionale. Un imperialismo culturale, oltre che economico e politico, che vi accompagna in ogni vostro ingresso, certo mai discreto, sulla scena internazionale. Avete dominato e continuate da molti anni a dominare il mondo, non c'è che dire. Non solo conservate questo vostro dominio con metodi assai sconvolgenti dal punto di vista etico (e non c'è bisogno che ricordi proprio a lei la miriade di colpi di stato che avete organizzato e concluso spesso con successo in tutto il mondo) non solo esercitate sul mondo intero un potere che è quanto di più lontano ci possa essere dalla democrazia di cui vi ergete a evangelizzatori, ma accompagnate per di più queste vostre mirabili gesta a una spocchia che si fa accondiscendenza nel migliore dei casi e aggressiva pretesa nel peggiore, una presunta superiorità culturale e civile con cui vi arrogate il diritto di giudicare tutto e tutti, pretendendo di non essere giudicati da nessuno. Come potete allora, con il candore immacolato della vostra falsa coscienza, chiedervi perché in molte parti del mondo siete odiati? Non mancate di manifestare la vostra superbia e la vostra impudenza persino con un paese che, nonostante tutto, non vi ha ancora negato la propria alleanza, come potete allora chiedere di essere trattati con riguardo finanche dai vostri nemici?
Probabilmente appartengo a quella schiera di persone che i bravi giornalisti che ci danno lezioni di diritto definirebbero “antiamericani”. Ma ciò non deriva da un qualche fanatismo, estremismo, o terrorismo. Io odio il vostro sistema. Non odio il vostro popolo, la vostra gente. Credo nel principio sancito da ambedue le nostre Costituzioni (e tanto spesso, ahimé, inapplicato!) che sancisce l'uguaglianza di tutti gli uomini senza distinzione di razza, sesso, o religione. Come potrei allora odiare una persona per la sua nazionalità? Odio, invece, il vostro sistema di potere. Quel sistema di potere cui avete assuefatto il mondo intero e il vostro stesso paese. Quel sistema di potere che a parole proclama libertà e democrazia e nei fatti opprime le altre culture e chiunque non si adatti ai vostri interessi. È facile accusare chi non la pensa come voi, chi antepone il valore dell'uomo al mercato, chi cerca di realizzare un mondo più giusto di quello attuale (come delineato, quasi poeticamente, nella Costituzione italiana) chi è in disaccordo col vostro modo di intendere la società, o che semplicemente si limita a fare il proprio mestiere in un'altra società, di essere un terrorista, un estremista o un antiamericano. Meno facile è comprenderne le ragioni, le motivazioni e le cause di quello che voi definite sbrigativamente antiamericanismo.
Non voglio difendere, Signor Segretario di Stato tutto quello che appartiene al mio Paese. Sono perfettamente cosciente dei numerosi mali che lo affliggono. Né tanto meno voglio difenderlo per un puro patriottismo. Ma nello stesso tempo mi sento solidale con le vittime delle vostre, e purtroppo tante, prepotenze. So che c'è chi ha sofferto pene assai peggiori a causa vostra, per questo, quando ho saputo dell'offesa che certi suoi concittadini, Signor Segretario, hanno rivolto ai miei concittadini, come sono i giudici che hanno redatto quella sentenza, alla mia cultura, e ai miei ideali riflessi in quella Costituzione, riconosciuta a livello internazionale come una delle più avanzate al mondo, mi sono sentito offeso io stesso. Quei valori e quegli ideali nei quali io credo, sui quali la Repubblica italiana è stata fondata e che spesso, lo ammetto, vengono dimenticati, vengono calpestati quotidianamente da voi, tanto metaforicamente (come nel caso in questione) quanto, e in modo ben più grave, materialmente, come accade nelle numerose guerre da voi provocate.
Se voi volete sostenere un sistema che discrimina tra il ricco e il povero, il cristiano e il mussulmano, noi certo non possiamo impedirvelo. Nessuno verrà a invadervi, con la cultura o con l'esercito, almeno non fino a quando sarete così potenti (ma il potere spesso tradisce).
Ma nessuno vi dà il diritto di andare in giro per il mondo a “esportare” una qualche idea di civiltà, maschera di interessi assai più prosaici e inconfessabili. Né con la forza, a suon di bombe, né con l'inganno, serviti da falsi profeti che diffondono menzogne.
Quando vedo la mia Patria trasformarsi fino a smarrire se stessa, non solo la propria cultura, che di per sé potrebbe non essere un gran danno, ma quei principi di giustizia sociale, di solidarietà e di uguaglianza con cui poteva orgogliosamente distinguersi da voi, quando vedo la privatizzazione dei servizi essenziali, dell'acqua, della sanità (che il vostro Presidente dice adesso di volere universale, sarà vero?) quando vedo lo Stato e il servizio pubblico che arretra di fronte a un privato sempre più aggressivo e spregiudicato, quando vedo quell'insieme di tutele sociali e di diritti, faticosamente conquistati dalla mia gente, svanire, per far posto alle magnifiche sorti e progressive del mercato, quando vedo quella che è la mia civiltà giuridica e sociale che permise al popolo di elevarsi fin quasi – forse fu un illusione – a contendere il diritto di governare col potere costituito, ridursi alla pallida ombra di se stessa per far posto alle fanfare del progresso dell'americanizzazione trionfante, quando vedo i miei concittadini abbagliati dal consumismo e dall'industria culturale che voi ci avete imposto per dominarci meglio, allora sento una rabbia profonda che mi costringe a odiarvi. A odiare il vostro sistema. Non la vostra gente che come noi ne è vittima.
Per questo, Signor Segretario di Stato, io chiedo, pretendo, che quella senatrice che ha scagliato deliranti accuse contro i magistrati italiani e la civiltà giuridica del mio paese ci rivolga le sue scuse. Chiedo che anche lei, Signor Segretario di Stato, e il suo Presidente, rivolgiate le vostre scuse al popolo italiano, in nome del quale è amministrata quella giustizia che ha condannato una vostra concittadina, e reso giustizia a un'altra. Chiedo che la finiate con la vostra prepotenza, morale e materiale, col vostro imperialismo culturale ed economico.
Chiedo che solleviate il Mondo dalla vostra inquietante e ubiqua presenza. Chiedo, anche se so che non lo farete, tanti e tali sono gli interessi che tengono avvinti voi stessi, come una macchina infernale che è diventata impossibile controllare.
Ma le macchine, Signor Segretario, sono create dagli uomini, che così come le hanno create possono anche distruggerle. Allora, finalmente, smetteremo di odiarvi.


Un cittadino dell'Italia e del Mondo


AGGIORNAMENTO, 8 dicembre:

Non ci sono irregolarità nella condanna della studentessa americana Amanda Knox per l'omicidio di Meredith. Lo sostiene il Dipartimento di Stato americano. "Non abbiamo alcuna indicazione che la legge italiana non sia stata rispettata", ha detto il Ian Kelly. Il portavoce ha annunciato che il segretario di Stato Hillary Clinton incontrerà la senatrice Maria Cantwell, che aveva parlato di "sentimenti anti-americani" nella sentenza.
"Il governo italiano ha autorizzato il nostro personale consolare ad assistere al processo - ha detto Kelly - Abbiano inoltre potuto visitare periodicamente Amanda Knox e continueremo ad avere questo ruolo di verifica e sostegno.


Faccio notare, non hanno detto: la legge italiana è stata rispettata, non c'è nessun antiamericanismo, ma "Non abbiamo alcuna indicazione che la legge italiana non sia stata rispettata" cioè: noi ce ne laviamo le mani.
Una dichiarazione comunque tardiva e decisamente inopportuno tutto questo interesse del Dipartimento di Stato per una criminale e per un'idiozia stratosferica come quella sul presunto "antiamericanismo" dei giudici. Evidentemente la Cantwell deve contare molto nel suo partito per aver tanto seguito dopo la figura decisamente meschina che ha fatto.

10 commenti:

  1. uau! (wow!): questo sì che è parlare-scrivere.

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  2. Magnifica, soprattutto lo 'sbattere in faccia' venti secoli di cultura giuridica sulla base di un cazzo di niente.

    http://www.wittgenstein.it/2009/12/07/non-notizia/

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  3. E' un post d'applauso.
    Straordinario.
    Non c'è nulla d'aggiungere.
    Lo condivido totalmente.
    Marilena
    P.S. - Solo un appunto: Meredhith Kercher era cittadina inglese, per questo è ancora di più inqualificabile questa intromissione della Clinton.

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  4. Grazie per la precisazione Marilena.
    Anonimo, gli americani potevano pensarci prima di sollevare un polverone, quello sulla base di niente.

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  5. Assolutamente d'accordo con te gran bel post... questo esportano la loro democrazia a colpi di fucile, condannano a morte persone dopo vent'anni di carcere e con processi che lasciano a desiderare, sequestrato persone per portarle a
    Guantanamo senza neanche comparire davantia ad un tribunale e poi parlano... assurdo.
    un saluto

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  6. Complimenti Matteo,
    bellissima la Tua citazione del caso "Sacco e Vanzetti". La penso come Te, la Tua passionale veemenza non ha tralasciato nulla, non avrei saputo dire meglio.
    Antiamericanismo per i Giudici italiani, chi sa come si definiscono loro nel caso eclatante che ha fatto il giro del mondo lo scorso Marzo c.a. sul caso Cal Coburn Brown, stesso identico caso della Knox.. assassinio a sfondo sessuale. Ricordo che i giornali internazionali denunciarono che solo in quei tre primi mesi dell'anno erano già state eseguite 19- condanne a morte nei civilissimi USA.
    Questa Tua bellissima lettera merita l'attenzione dei giornali, magari sottofirmata da tutti i cittadini che condividono il Tuo pensiero.
    Buona notte
    Francesca

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  7. Grazie a tutti per i complimenti. Mi capita quando sono arrabbiato. Allora faccio prima un po' acquietare la rabbia e poi mi metto a scrivere.

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  8. non sono comunista ma condivido il tuo post.

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  9. Straordinario post, Matteo.
    condivisibile in ogni suo sostantivo, aggettivo, verbo ecc...
    Bravissimo
    Silvana

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  10. Passavo di qui per caso...Che grinta!

    Gran bel post :)

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